Uno studio condotto dai ricercatori del Policlinico Tor Vergata di Roma ha consentito di individuare una piccola molecola che risulterebbe avere dei livelli di espressione molto bassi in pazienti con malattia coronarica subito dopo l’infarto miocardico acuto

Uccide ogni anno circa 70.000 persone in Italia. La malattia coronarica (CAD) e la sua complicanza principale, l’infarto miocardico (IMA), rappresentano una delle principali cause di morte e disabilità a livello mondiale.
In Italia l’infarto miocardico rappresenta la prima causa di morte (circa l’8% delle morti totali e il 12%  considerando la globalità della malattia ischemica cardiaca). Si stima che nel nostro Paese in un anno oltre 135 000 individui siano colpiti da un evento coronarico, con una mortalità preospedaliera del 30%. Diventa dunque di primaria importanza la prevenzione e la diagnosi precoce di un evento acuto che interessa il cuore.
Un nuovo studio pilota pubblicato sulla prestigiosa rivista Plos One evidenzia la possibilità di giungere a diagnosi precoci, e quindi prevenire nuovi decessi. Il tutto grazie all’individuazione di un nuovo biomarcatore genomico, il MiR-423.
Il lavoro è il frutto di una sinergia fra i ricercatori della Sezione di Genetica Medica del PTV, guidati da Giuseppe Novelli, e di quelli della Sezione di Cardiologia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e del Policlinico Tor Vergata di Roma diretti da Franco Romeo.

La ricerca ha coinvolto pazienti con malattia coronarica stabile (senza sviluppo di infarto) e pazienti con malattia coronarica instabile (ovvero con infarto acuto del miocardio).

L’obiettivo era l’identificazione di nuovi varianti epigenetiche da validare come biomarcatori per la stratificazione del rischio e la diagnosi precoce dell’IMA.
Lo studio è stato condotto analizzando l’espressione di piccole molecole di RNA non codificante (cioè non producenti proteine), chiamati microRNA. I microRNA hanno importantissimi ruoli di regolazione dell’espressione genica. In particolare, attraverso la loro azione di repressione dell’espressione di un gene, possono controllare importanti processi biologici. Tra questi, la proliferazione cellulare, l’apoptosi, il metabolismo dei lipidi, lo sviluppo neuronale e la differenziazione delle linee emopoietiche.
I ricercatori hanno identificato, tra un pannello di 84 diversi microRNA espressi nella circolazione sanguigna, un microRNA, il miR-423, che risultava avere dei livelli di espressione molto bassi in pazienti con malattia coronarica subito dopo l’infarto acuto del miocardio rispetto a pazienti con malattia coronarica stabile.
Il livello di espressione del miR-423, dosato negli stessi pazienti a 6 mesi dall’evento acuto (IMA), risaliva a livelli comparabili ai pazienti con malattia coronarica stabile. Ciò a testimonianza del fatto che la sua espressione sarebbe assolutamente specifica e indicativa dell’evento acuto.
L’identificazione di questo nuovo biomarcatore genomico, se pur da validare su casistiche di popolazione diverse, apre interessanti prospettive di medicina personalizzata e indirizzata ad identificare preventivamente gli individui a maggior rischio di sviluppare infarto acuto del miocardio.
 
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