A 40 anni di distanza dall’entrata in vigore della Legge 194 cala la tendenza delle interruzioni di gravidanza tra le cittadine del nostro Paese

Il 22 maggio del 1978 entrava in vigore la Legge 194, che legalizzava l’aborto. A distanza di 40 anni, nonostante i periodici attacchi e le polemiche, la normativa ha resistito e, anzi, viene considerata da molti tra le migliori a livello internazionale. Lo certifica un rapporto del Guttmacher Institute, una delle principali organizzazioni di ricerca e politica impegnata a promuovere salute, diritti sessuali e riproduttivi nel mondo. Non solo gli aborti sono più sicuri, spiegano, ma se ne fanno anche meno rispetto ai Paesi dove le interruzioni di gravidanza è proibita. Dove l’aborto è illegale infatti, ci sono 37 interruzioni ogni mille donne, mentre dove è permesso la media è di 34.

Nel nostro Paese le interruzioni di gravidanza volontarie per le cittadine italiane sono scese per la prima volta sotto quota 60.000. I dati si riferiscono al 2016 e fino a ottobre 2017. La Relazione annuale del Ministero della Salute sull’applicazione della Legge, spiega che il calo segue la tendenza degli ultimi tre anni. Il numero di aborti eseguiti riferito dalle Regioni è stato di 84.926, -3,1% rispetto al 2015, anno in cui fu registrato un -9.3%. Dato più che dimezzato rispetto ai 234.801 del 1982, anno in cui fu riscontrato il valore più alto in Italia.

Dalla Relazione è emerso poi che le ragazze italiane ricorrono di meno all’interruzione volontaria di gravidanza

Tra le minorenni, il tasso di abortività per il 2016 e risultato pari a 3.1 per 1000. Valore identico a quello del 2015, ma in diminuzione rispetto agli anni precedenti, con livelli più elevati nell’Italia centrale. Tuttavia il dato resta sempre più basso rispetto a quello degli altri Paesi dell’Europa occidentale.

Secondo i numeri forniti dalle Regioni, risulta che le giovanissime, tra i 15 e i 20 anni, mostrano un comportamento diverso rispetto a quello di altre fasce d’età: negli ultimi anni è stato registrato un aumento, seguito da una stabilizzazione e poi da una diminuzione, quest’ultima meno evidente nelle 15-16enni. Un andamento che potrebbe essere legato all’aumento del numero dei partner, che si ridimensiona con l’età, e all’inizio sempre più precoce dei rapporti sessuali. Al tempo stesso in questa fascia di età risulta una minore diffusione della contraccezione ormonale. Un dato in controtendenza rispetto ad altri Paesi europei dove si fa un uso maggiore della pillola, pur restando più alto il tasso di abortività.

Il livello di istruzione è risultato fortemente associato al ricorso all’Ivg: donne con titolo di studio più basso presentano valori di abortività più elevati in tutte le generazioni. Per quanto riguarda l’obiezione di coscienza, il problema sembra non essere il numero di obiettori di per sé a creare problemi, ma il modo in cui le strutture sanitarie si organizzano nell’applicazione della Legge. Maglia nera per la Campania e la Provincia di Bolzano.
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