Si effettua con un prelievo del sangue, ma è più sensibile e specifico rispetto al classico PSA

Si chiama IsoPSA e potrebbe presto sostituire il PSA nello screening del cancro alla prostata. Un gruppo di ricercatori di vari atenei statunitensi ha infatti dimostrato che il nuovo test, che si effettua tramite un semplice prelievo di sangue, è molto più preciso nel distinguere il tumore dalle condizioni benigne delle prostata e nell’individuare i soggetti malati.
L’IsoPSA identifica delle alterazioni molecolari all’interno della proteina PSA (prostate specific antigen); sebbene debba ancora essere opportunamente validato, lo studio evidenzierebbe un altissimo grado di affidabilità, tanto da ipotizzare una drastica riduzione del ricorso alla biopsia prostatica. Il nuovo test, quindi, potrebbe ridurre notevolmente il fenomeno delle sovra diagnosi e l’inutile trattamento di patologie benigne.
Il lavoro effettuato presso le Università americane (Cleveland Clinic, Louis Stokes Cleveland VA Medical Center, Kaiser Permanente Northwest) e pubblicato sulla rivista European Urology, ha osservato 261 pazienti maschi prenotati per una biopsia prostatica presso 5 centri universitari o ospedalieri americani mettendo a confronto l’IsoPSA con il PSA.
I risultati hanno evidenziato che l’IsoPSA è nettamente superiore al PSA per almeno due indicazioni: la distinzione tra lesioni benigne e maligne della prostata e l’individuazione di pazienti con patologia di grado elevato. In quest’ultimo caso sarà quindi possibile selezionare quei pazienti che hanno realmente bisogno di affrontare un trattamento.
“Nonostante le varie critiche mosse al PSA – afferma il direttore del Cleveland Clinic’s Glickman Urological & Kidney Institute, Eric Klein, – questo test ha realmente trasformato il panorama della diagnosi precoce, dello screening e del trattamento del cancro della prostata nelle ultime decadi. Purtroppo però il PSA è un antigene tessuto-specifico e non cancro-specifico; per questo può condurre a iperdiagnosticare e dunque ad ipertrattare delle forme tumorali non significative dal punto di vista biologico e questo rappresenta un grave limite al suo impiego.”
Con il nuovo test, invece, si potrà dimezzare il numero delle biopsie inutili. “E la metodologia utilizzata nel test dell’IsoPSA – conclude Klein – potrebbe essere sfruttata anche per migliorare altri biomarcatori tumorali”.

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