La legge prevede dei limiti per i titolari di pensione calcolata con il criterio contributivo e riduzioni dell’importo della pensione e dell’assegno d’invalidità e del trattamento previdenziale di reversibilità.

Lavorare dopo la pensione è possibile, ma è importante rispettare alcune regole ed essere consci del fatto che non è sempre così conveniente.

Ecco una guida esaustiva a riguardo.

Dal momento che dal 2008 non c’è più il divieto di cumulo con i redditi da lavoro, lavorare dopo la pensione è possibile.

La questione non è però né semplice né sempre conveniente. Questo in quanto sussistono dei limiti per i titolari di pensione calcolata interamente con il criterio contributivo.

Vi sono poi delle riduzioni dell’importo della pensione e dell’assegno d’invalidità e del trattamento previdenziale di reversibilità. Per non parlare poi dell’obbligo di dover continuare a versare i contributi, anche se serviranno ad aumentare la pensione.

In primo luogo, una premessa. Occorre aver compiuto 66 anni e 7 mesi e aver versato almeno 20 anni di contributi per andare in pensione nel 2018, sempre che non si scelga di andare in pensione anticipatamente.

Ora, in questo caso, le lavoratrici devono aver versato contributi per 41 anni e 10 mesi e i lavoratori 42 anni e 10 mesi e devono aver smesso di lavorare.

L’obbligo di cessare l’attività lavorativa per poter andare in pensione, però, riguarda solo i lavoratori dipendenti, la cui pensione è liquidata con il metodo contributivo, non gli autonomi e i parasubordinati.

Per quel che riguarda i lavoratori subordinati, il divieto di lavorare dopo la pensione non è perentorio. Basta che il lavoratore dipendente non lavori nel momento in cui decorre la pensione.

Il pensionato può quindi riprendere il lavoro dopo che gli è stato riconosciuto il diritto alla pensione.

Come si ricordava, l’articolo 19 della legge 133/2008 ha eliminato il divieto di cumulo tra pensione di vecchiaia, anticipata, di anzianità e reddito da lavoro.

Dal primo gennaio 2009 quindi è possibile tornare al lavoro anche se si percepisce già la pensione.

Esistono però alcune limitazioni importanti.

Chi ha una pensione calcolata interamente con il sistema contributivo, se va in pensione prima dei 63 anni, perde il diritto all’assegno previdenziale nella misura del 100% se ricomincia a lavorare come dipendente.

La riduzione sarà invece del 50% della pensione che eccede la minima INPS (pari a 507,46 euro per il 2018) se inizia un’attività autonoma.

Cosa accade se si torna a lavorare dopo la pensione e si percepisce la pensione d’invalidità

In questo caso, il soggetto non perde la pensione d’invalidità se gli è stata riconosciuta dopo il 1984.

Chi invece la percepisce da prima deve soddisfare certi requisiti.

Ad esempio, chi ha un reddito che supera di 3 volte la pensione minima, la perde. Se però il reddito è inferiore a 3 volte la pensione minima, si opera una trattenuta del 50% sulla differenza tra il lordo della retribuzione e la pensione minima INPS.

Tale trattenuta verrà ridotta al 30% in caso di lavoro autonomo.

Il discorso si complica per chi percepisce un assegno di invalidità, ha la pensione e vuole continuare a lavorare.

In questo caso la decurtazione della pensione è la seguente:

  • del 25% se il reddito da lavoro supera 2.029,84 euro;
  • del 50% se il reddito da lavoro supera 2.537,30 euro.

Nel caso in cui poi, nonostante le trattenute, l’assegno previdenziale risulti superiore alla pensione minima INPS, si applica ai lavoratori subordinati una trattenuta del 50% della differenza tra la pensione minima e la pensione. Per gli autonomi è ridotta al 30% solo se non hanno raggiunto l’anzianità contributiva di 40 anni.

Cosa accade se si torna a lavorare dopo la pensione e si percepisce la pensione di reversibilità?

I titolari di pensione di reversibilità non perdono la pensione se ricominciano a lavorare dopo che gli è stata riconosciuta. Ma solo se nel loro nucleo familiare ci sono figli minori o studenti o inabili. In caso contrario, la pensione viene ridotta al 45%, 36% o 30% su scaglioni crescenti di reddito da lavoro.

Contributi

Riprendere a lavorare dopo la pensione prevede l’obbligo di versare ancora i contributi. La relativa domanda può essere avanzata dopo 5 anni dalla decorrenza della pensione o, per coloro che hanno superato l’età pensionabile, dopo 2 anni e per una sola volta.

 

 

Leggi anche:

PENSIONE DI REVERSIBILITÀ, NO ALLA DETRAZIONE DAL DANNO PATRIMONIALE

- Annuncio pubblicitario -

1 commento

  1. Buonasera, dal 1/8/2018 sono in pensione con il sistema sia contributivo sia con quello retributivo con 42 e 10 mesi di lavoro ed ho 61 anni e 9 mesi, se mi viene offerto un nuovo contratto di lavoro come dipendente mi viene decurtata la pensione? ed inoltre , mia moglie è invalida civile e percepisce pensione ed accompagno, viene detratto qualcosa da questultima ?.In attesa di risposta Le invio
    Cordiali saluti

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui