Dominijanni: le liste di attesa sono frutto di una cattiva organizzazione dei servizi

Intramoenia e liste d’attesa: prosegue il dibattito rilanciato dalla presentazione del decreto per il Governo delle  Liste d’attesa 2016-2018 della Regione Lazio. Al coro di quanti ritengono che non ci sia alcuna relazione tra la libera professione intramuraria e i tempi di erogazione di servizi e prestazioni da parte del Servizio sanitario nazionale si aggiunge la voce del Sindacato medici italiani.
“ll Sindacato dei Medici Italiani-Smi – si legge in una nota – considera ‘fuorviante’ l’ennesima polemica sulle liste di attesa e l’istituto dell’intramoenia”. Per Andrea Dominijanni, responsabile nazionale dirigenza medica Smi, infatti, queste contrapposizioni sono ideologiche e inutili nonché fuorvianti, perché deviano il dibattito dai veri problemi della sanità italiana.
“Le liste di attesa – continua Dominijanni – sono causate dai tagli alle risorse, alle strutture e al personale, quindi dalla conseguente cattiva organizzazione dei servizi. Non esiste nessuna relazione di causalità con l’istituto dell’intramoenia, che invece è una valida e competitiva alternativa all’offerta sempre più aggressiva dei privati. La libera professione garantisce la libertà di scelta dei pazienti, la fidelizzazione alla sanità pubblica dei migliori medici, ed è una fonte di ingressi economici per il SSN”.
“Attaccare demagogicamente l’intramoenia – aggiunge il rappresentante sindacale – per qualche episodio di malasanità, per alcuni casi isolati di conflitti di interessi, è un errore: chi sbaglia deve pagare, ci sono gli strumenti legali e amministrativi per controllare e punire. Non si sacrifichi però uno strumento utile per la sanità pubblica, facendo così un altro regalo agli interessi dei privati. Se si vogliono ridurre le liste di attesa – conclude Dominijanni –  la ricetta è semplice: potenziare il territorio con stanziamenti adeguati, dare centralità alla medicina di iniziativa, ai medici e pediatri di famiglia e agli specialisti ambulatoriali, finire con la stagione dei tagli al personale, dei posti letto e del precariato negli ospedali”.

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