Una ricerca inglese basata sull’impiego di un medicinale a triplo recettore apre una nuova strada nella lotta al morbo di Alzheimer

Potrebbe essere un farmaco anti diabete la nuova arma per la lotta al morbo di Alzheimer. E’ quanto emerge da uno studio condotto nel Regno Unito presso la Lancaster University.

A detta degli autori del lavoro, l’approccio adottato potrebbe essere tradotto in un nuovo trattamento per i disturbi neurodegenerativi cronici. Il medicinale in questione, originariamente studiato contro il diabete di tipo 2, è stato sperimentato sui topi.

I risultati evidenzierebbero una significativa inversione della perdita di memoria, grazie a un triplice meccanismo di azione. E’ la prima volta che viene utilizzato contro l’Alzheimer un farmaco a triplo recettore, che agisce in diversi modi per proteggere il cervello dalla degenerazione.

Lo studio britannico, nello specifico, ha utilizzato topi transgenici che esprimono i geni umani mutati che causano il morbo. Tali geni sono stati trovati nelle persone che hanno una forma di Alzheimer ereditabile.

I ricercatori hanno trattato topi transgenici anziani, nelle fasi avanzate della neurodegenerazione.

I test del labirinto hanno evidenziato come l’apprendimento e la formazione dei ricordi siano risultati notevolmente migliorati dal farmaco.

Il medicinale, inoltre, ha ridotto la quantità di placche amiloidi nel cervello legate al morbo, l’infiammazione cronica e lo stress ossidativo. Il trattamento, infine, avrebbe rallentato anche il tasso di perdita dei neuroni.

I risultati, quindi, sembrano incoraggianti. La messa a punto di una terapia efficace, sulla base di tale ricerca, necessità naturalmente di ulteriori test. I ricercatori tuttavia, sono ottimisti e sottolineano come studi clinici con una versione precedente di questo tipo di farmaco abbiano già mostrato risultati molto promettenti.

Per la Alzheimer’s Society è fondamentale capire se i farmaci sviluppati per il trattamento di altre malattie possano essere utili alle persone affette dal morbo e da altre forme di demenza.

Questo approccio, sottolinea l’Associazione, potrebbe rendere molto più rapida la messa a punto di nuovi farmaci promettenti per le persone che ne hanno bisogno.

 

Leggi anche:

INTERRUTTORE DEI TIC, UNA RICERCA RIVELA COS’E’ E COME SPEGNERLO

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui