Ai fini dell’integrazione del reato di maltrattamenti in famiglia, la condotta dell’autore deve essere “fonte di un disagio continuo ed incompatibile con le normali condizioni di vita”

Era accusato del reato di maltrattamenti in famiglia nei confronti della moglie. Questa aveva denunciato di aver subito percosse, ingiurie e condotte umilianti.

Il marito, condannato in primo grado, era stato assolto in sede di appello. Secondo la Corte territoriale, infatti, non sussisteva un rapporto di stabile convivenza tra l’imputato e la persona offesa. Pertanto il reato disciplinato dall’art. 572 del codice penale non poteva dirsi configurato.

La donna aveva quindi proposto ricorso davanti alla Suprema Corte di Cassazione contestando la decisione di secondo grado. In particolare, l’attrice sottolineava come tra lei e il marito, sposati e legalmente separati, vi fossero stati ‘significativi periodi di convivenza’.

I Giudici del Palazzaccio, tuttavia, con la sentenza n. 27088/2017, hanno ritenuto di non aderire alla doglianza dell’impugnante, respingendo il ricorso in quanto infondato.

Gli Ermellini, allineandosi alla giurisprudenza di legittimità, hanno chiarito che ai fini della configurabilità del reato di maltrattamenti in famiglia, “l’esistenza di un vincolo matrimoniale esclude la necessità della sussistenza di un rapporto di stabile convivenza” tra autore e vittima del reato.

Tuttavia, il reato in questione richiede una condotta vessatoria che sia posta in essere in modo continuativo, pur potendo essere alternata a ‘periodi di calma’.

La condotta dell’autore del reato, in altri termini, deve essere “fonte di un disagio continuo ed incompatibile con le normali condizioni di vita”. In caso contrario mancherebbe l’elemento essenziale del reato, ovvero “l’abitualità del comportamento”.

Nel caso esaminato, il Giudice a quo aveva accertato l’insussistenza di una situazione di ‘vessazione della vittima’. Di conseguenza, la Corte d’appello aveva correttamente disposto l’assoluzione dell’imputato. Era stato proprio quest’ultimo, peraltro, a chiedere la separazione dalla moglie e la donna aveva continuato a cercarlo per convincerlo a riprendere la loro relazione.

 

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