Accolta la richiesta di archiviazione avanzata nei confronti di sette sanitari accusati di omicidio colposo dopo la tragedia consumatasi nel 2014 all’Ospedale di Boscotrecase

Morì in sala parto assieme alla bimba che portava in grembo, ma non  per colpa medica. E’ quanto stabilito dal Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Torre Annunziata in relazione al decesso di una donna 37enne presso l’Ospedale Sant’Anna di Boscotrecase nel novembre del 2014 a causa delle complicazioni insorte dopo un intervento cesareo.
Per il tragico episodio erano finiti iscritti sul registro degli indagati  sette operatori sanitari, tra cui il responsabile del reparto di ginecologia del nosocomio. L’accusa nei loro confronti era di omicidio colposo in concorso. Il Pubblico ministero, tuttavia, al termine delle indagini ha avanzato nei loro confronti la richiesta di archiviazione, accolta dal giudice dopo aver esaminato l’opposizione avanzata dal legale dei familiari della puerpera.
Secondo i periti incaricati dalla Procura la donna morì durante il parto per un’imprevedibile cardiopatia dopo gravi convulsioni. Furono proprio le crisi convulsive, secondo quanto emerso dall’esame autoptico, a causare l’asfissia acuta che determinò anche il decesso del feto. La piccola nacque già priva di vita, poi subentrò un’atonia uterina.
I consulenti della Procura hanno esaminato gli accertamenti effettuati dalla mamma sia il giorno del decesso, sia in due precedenti ricoveri risalenti rispettivamente a 22 e 37 giorni prima del decesso, per chiarire se la donna fosse affetta da patologie che potevano far emergere eventuali responsabilità del personale sanitario. Secondo gli esperti, tuttavia, gli esami evidenziarono “patologie prive di apprezzabile espressività clinica”. La 37enne, dunque, avrebbe ricevuto tutte le cure e egli esami previsti dalla prassi.
 
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