Condannati la clinica e il radiologo che non si accorse del cancro refertando la lastra effettuata con una diagnosi di bronchite

E’ una lastra effettuata nel 2005 la chiave del processo che si è concluso nelle scorse ore a Latina con la sentenza di condanna in primo grado nei confronti di una clinica pontina e del radiologo che refertò l’esame alla liquidazione di 300mila euro ai parenti, moglie  e figlia, di un uomo di 57 anni deceduto nel 2007.

Secondo la perizia del consulente del Tribunale, in quella lastra sono ben visibili le ombre di un tumore al polmone, ma il referto riporta la diagnosi di una semplice bronchite. Per il giudice, che ha accolto la tesi del legale della famiglia, tra la mancata diagnosi del tumore del 2005, in occasione dell’accertamento radiologico, e la diagnosi (ritardata) del 2007, il cancro era progredito velocemente sottraendo all’uomo ampie chances di sopravvivenza e comunque un rilevante numero di anni di vita.

Una prima perizia aveva in realtà dato ragione alla difesa, secondo cui quelle ombre sarebbero state visibili solamente nella seconda lastra effettuata nel 2007. Il Giudice, tuttavia,  aveva deciso di dichiarare la sostituzione del Consulente nominato per evidenti incongruenze e nominare invece un nuovo perito che ha capovolto gli esiti della prima consulenza.

E’ stata invece respinta l’ipotesi di una relazione diretta tra patologia tumorale e la patologia aneurismatica che ha portato il paziente al decesso; l’uomo, infatti, è morto nel corso di un complesso intervento chirurgico di rimozione di alcuni aneurismi aortici in un Ospedale del nord Italia.

Secondo la tesi sostenuta dall’avvocato della famiglia, che sul punto non ha escluso la possibilità di ricorrere in appello,  la precedente asportazione di un intero lobo polmonare al paziente, aveva creato un vuoto dell’organo e la conseguente mancanza di appoggio e stabilità dell’arco aortico e degli aneurismi.

Tale situazione clinica, per il legale, avrebbe richiesto un intervento chirurgico più pericoloso e più lungo delle 2 ore previste e necessarie per la sicurezza della vita del paziente. Se il tumore fosse stato diagnosticato per tempo l’asportazione avrebbe potuto riguardare una minor parte del polmone evitando tali conseguenze negative e fatali.

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