“Questo libro non riuscirà a cambiare il sistema. Ma almeno permette ai danneggiati di difendersi essendo informati. L’ho scritto perché la gente prenda consapevolezza e spero che, leggendolo, le persone vorranno andare fino in fondo per ottenere quello che gli spetta”.

Massimo Quezel, consulente di infortunistica stradale e fondatore del network Studio Blu, intervistato da Responsabile Civile presenta così il suo libro “Assicurazione a delinquere. Confessioni di un insider”, edito da Chiarelettere. Uno strumento per provare a difendersi da trucchi e abusi delle compagnie assicuratrici a danno dei danneggiati e degli assicurati.

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“Il principale stratagemma, anche sotto il profilo mediatico – spiega – è dare la colpa di tutti i mali del sistema risarcitorio alle truffe. Come se la lentezza delle procedure, la diffidenza delle compagnie di fronte a pretese pur legittime di risarcimento e una normativa che limita in misura sempre più significativa i diritti dei danneggiati fossero misure inevitabili e strettamente connesse al fenomeno delle frodi assicurative”.

Ma questo, secondo Quezel, è soltanto quello che le compagnie vogliono farci credere. “In realtà – spiega l’autore – se andiamo a guardare i numeri che le stesse assicurazioni rendono noti, su un totale di oltre 2 milioni e 500 mila sinistri gestiti dalle compagnie, soltanto lo 0.2% del totale è oggetto di denuncia o querela alle autorità competenti per sospetta truffa. Di queste non è dato sapere quante giungano a sentenza di condanna effettiva e quante siano invece archiviate. È chiaro che bisogna sanzionare chi truffa, ma allo stesso modo si deve pagare chi ha diritto ad essere risarcito. Quello delle truffe è il classico specchietto per le allodole, messo lì per nascondere le reali inefficienze del sistema liquidativo nel nostro paese, che sono da ricercarsi in maniera sostanzialmente esclusiva nelle compagnie stesse, più attente a fare business e a consolidare la propria posizione lobbystica che a risarcire correttamente chi subisce un danno, costringendo i danneggiati a lunghe ed estenuanti battaglie legali per vedersi riconosciuto quanto spetterebbe loro di diritto”.

Purtroppo il danneggiato ha molto raramente la forza e il supporto adeguato per opporsi alle compagnie, che sono oggettivamente in una condizione di forza. E quindi è portato a chiudere e accettare quanto gli viene offerto in prima battuta, che quasi sempre è meno di quanto si avrebbe diritto a ricevere.

Come si potrebbe ovviare a tutto questo? “Bisognerebbe chiedere al Legislatore l’approvazione di una norma specifica – propone Quezel – che preveda, nel caso di un giudizio nel quale si evinca la temerarietà della resistenza della compagnia di fronte a richieste legittime da parte dei danneggiati, non solo le sanzioni dell’IVASS, ma anche una ulteriore e pesante sanzione pecuniaria punitiva, da versarsi a favore del danneggiato vittorioso, dandone pubblicità obbligatoriamente ai propri clienti. Credo che questo sarebbe un forte deterrente per le compagnie che oggi, andando in giudizio, sanno di non rischiare nulla: nella migliore delle ipotesi, risparmiano. Nella peggiore sono costrette a pagare quanto dovuto oltre alle spese legali proprie e di controparte. Spese evitabilissime, che si peraltro ripercuotono sugli aumenti costanti dei premi RCA, a svantaggio di tutti gli assicurati”.

 

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