La maternità è sempre più ritardata, un fenomeno trasversale con non poche ricadute sulla donna, il nascituro e la società. Vediamo quali.

Tra gli eventi che caratterizzano maggiormente la salute di una donna c’è la maternità. Dagli ultimi dati disponibili si evince che 10% di tutte le gravidanze si registra tra le over-40.

Un fenomeno con ricadute sulla salute della donna e del bambino, ma anche sul percorso di presa in carico e assistenza delle future mamme da parte dei professionisti sanitari, quindi sulla società nel suo complesso.

E’ quanto emerge dal Congresso Nazionale di Ginecologia e Ostetricia, organizzato dalle principali società scientifiche di esperti in materia: SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia), AOGOI (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani) e AGUI (Associazione Ginecologi Universitari Italiani), dedicato a “Donna, salute e benessere: medicina dell’evidenza e sfide future”. 

In crescita le primipare ultraquarantenni

La maternità si ritarda sempre più, dato riconducibile a ragioni economiche o professionali, ma anche ad una maggiore possibilità di ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Dal punto di vista clinico, la maternità in età avanzata si associa ad un maggior rischio per la donna di sviluppare patologie in gravidanza come diabete, ipertensione arteriosa, gestosi, ma anche ad una più alta probabilità di parti pretermine e basso peso alla nascita, e a una maggiore incidenza di morte materna e perinatale.

Mortalità materna

Uno dei rischi sottovalutati della maternità tardiva è l’aumento del rapporto di mortalità materna dopo i 35anni.

Il Sistema di Sorveglianza della mortalità materna coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, stima 9 casi di morte materna ogni 100.000 mila nati vivi entro 42 giorni dall’esito della gravidanza, in linea con altri Paesi europei.

Il secondo posto tra le cause tardive di mortalità, ovvero entro un anno dall’esito della gravidanza, si colloca il suicidio che è responsabile del 9% di tutte le morti materne.

Si registrano oltre 2 casi ogni 100.000 nati vivi, con un’incidenza maggiore nel Nord-Est (4,5 casi ogni 100.000 nati vivi), rispetto al Nord-Ovest (1,8 casi), al Centro (2,3 casi) e al Sud e Isole (1,9 casi).

Una maggiore percentuale di suicidi dopo il parto si riscontra tra le donne over 40, fenomeno che si associa forse ad un maggior stress emotivo nell’affrontare la maternità, e dopo IVG tra le donne più giovani.

Le donne italiane: Family First e poca cura di sé

Durante il congresso sono stati resi noti i risultati della ricerca “Women’s Wellbeing Index” che dimostrano che le donne italiane ed europee antepongono alla cura di sé quella dei propri cari.

L’81% delle intervistate dichiara di prendersi cura della famiglia e solo il 61% presta attenzione ai segnali del proprio corpo e si rivolge al ginecologo in caso di problemi di salute.

“Il nostro intervento – afferma Maria Giovanna Salerno, Primario del Reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’A.O. San Camillo Forlanini di Roma e co-presidente del Congresso – non si limita alle condizioni di malattia, ma abbiamo anche la funzione di informare le donne alla prevenzione e all’adozione di corretti stili di vita contro l’insorgenza di numerose malattie.

Consapevoli che dall’educazione e dalla sensibilizzazione delle donne passa il benessere della famiglia e dell’intera collettività”.

La salute femminile rappresenta uno degli elementi cardine del buon funzionamento di una società. Come ‘medici delle donne’ abbiamo in questo una grande responsabilità: le accompagniamo infatti nei vari passaggi della vita, assistendo ai cambiamenti che l’età comporta, sia in termini di salute riproduttiva, sia in termini di benessere complessivo”,  aggiunge Pier Luigi Benedetti Panici, Direttore della scuola di specializzazione di Ginecologia ed Ostetricia del Policlinico Umberto I di Roma, e co-presidente del Congresso.

“Noi ginecologi siamo consapevoli dell’importanza di promuovere comportamenti responsabili in materia di prevenzione contraccezione e sessualità, perché la tutela della salute riproduttiva non è solo una scelta individuale ma costituisce un valore per l’intera società”.

Barbara Zampini

 

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