È noto a tutti, ormai, che nelle aule giudiziarie sia in corso da qualche anno uno scontro titanico che vede, da un lato, i pazienti e, dall’altro, i medici, fronteggiarsi in battaglie sempre più accese. Al di là di ogni considerazione sui perché di tale situazione, al di là delle rivendicazioni dell’una e dell’altra categoria, al di là dei clamori che accompagnano, ormai, ogni nuovo caso giudiziario, sarebbe opportuno chiedersi: chi sta vincendo?

La domanda non è peregrina poiché in campo vi sono interessi diffusi e, soprattutto, attorno al contenzioso sanitario, si sono sviluppati vere e proprie strutture del tutto paragonabili ai partiti politici. Oggi, più che analizzare i singoli casi, è importante affermare “appartenenze” all’uno o all’altro schieramento.

Se, fino a qualche tempo fa, non vi era dubbio che fossero i pazienti a condurre la partita, aiutati da una giurisprudenza spesso fin troppo di parte e dalla impreparazione dei medici difronte ad un ad un assalto senza quartiere, oggi il risultato appare più incerto. Logico, nell’ottica del moderno giornalismo d’assalto che vive di phatos e tensione artatamente creata al fine di rimpinguare le vendite, che tale ribaltamento di fronte sia meno noto ma, specialmente negli ultimi mesi, i medici stanno mettendo a segno più di un colpo.

Le assoluzioni penali si ripetono senza sosta, le cifre mirabolanti richieste dai pazienti, in civile, si riducono in maniera drastica e, da ultimo, i medici stanno anche mettendo a segno importanti colpi. A partire dalla sentenza di un Tribunale umbro che ha condannato il paziente querelante a risarcire un medico assolto con formula piena da ogni accusa, passando per le varie sentenze che compensano le spese legali in caso di sperequazione fra chiesto ed ottenuto, a finire ai risarcimenti veri e propri che iniziano a riconoscersi ai medici sia per responsabilità ex art. 96 c.p.c., sia per la lacunosità ed infondatezza scientifica di molte delle accuse proposte.

Se fino a ieri l’adagio era “fare causa al medico val sempre la pena perché qualcosa la si guadagna sempre”, oggi, come è giusto che sia in un sistema giudiziario realmente sano ed imparziale, esiste una alea che dovrebbe indurre forse i pazienti, o chi per loro, ad essere più accorti e prudenti.

Concludendo, al di là di ogni ulteriore riflessione sul tema, ciò che dovrebbe far riflettere è che attori del descritto scontro sono soggetti fra i quali, proprio per la delictezza del legame che li pone in relazione, dovrebbe esistere una alleanza molto forte e, a mio parere, solo quando si ritroverà tale “trait d’union”, potra’ abbandonarsi il campo di tale battaglia che, indipendentemente dalla visione che si ha dello stesso, non puo’ che vederci tutti comunque sconfitti.

Avv. Gianluca Mari

 

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