Caduta l’ipotesi di un infarto mentre era alla guida; l’uomo morì dopo un incidente stradale mentre tornava a casa dal lavoro

Non ci sono responsabilità mediche per il decesso di un 66enne pugliese che morì dopo un incidente stradale in provincia di Brindisi nell’agosto del 2016. L’uomo, un venditore ambulante, era alla guida di un autocarro quando perse il controllo del mezzo andando a sbattere contro un altro veicolo; a bordo di quest’ultimo c’erano dei turisti, fortunatamente rimasti illesi.

La vittima, la mattina stessa della tragedia, si era recata presso il pronto soccorso di Ceglie Messapica, avvertendo un malore. Di qui il dubbio, avanzato dai familiari, che potesse essere stato colto da un infarto mentre era al volante. Un’ipotesi che aveva portato all’apertura di un’indagine in cui erano finiti coinvolti un medico e un’infermiera del nosocomio salentino.

Ai due sanitari veniva contestato di aver agito con negligenza;  secondo l’accusa, non avevano effettuato una corretta diagnosi o terapia in relazione alla patologia accusata dal paziente nelle prime ore del mattino.

Gli accertamenti tecnici disposti dalla procura, tuttavia, hanno escluso tale eventualità.

In base alla consulenza tecnica la causa del decesso era riconducibile unicamente ai traumi subiti a causa del sinistro. Tanto che lo stesso Pm ha richiesto l’archiviazione. L’esame autoptico effettuato – secondo la tesi condivisa dal Tribunale – ha consentito di escludere reperti cardiaci o di altri organi degni di nota. In altri termini l’ipotesi dell’infarto non ha trovato riscontro.

Peraltro, stando al decreto di archiviazione, dalle indagini è emerso che il medico aveva anche proposto il ricovero per ulteriori accertamenti, rifiutati dal paziente. La vittima si era regolarmente recata a lavoro. Poi, seguito a bordo di un altro veicolo dal resto della famiglia, si era avviato verso casa. Nel tragitto lo schianto fatale.

 

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