Accertata la responsabilità del personale sanitario, ma la Cassazione ha escluso il nesso eziologico tra il decesso del paziente, che morì dopo un intervento all’ernia inguinale, e la malattia da cui fu colpita la moglie in seguito alla perdita del marito

Morì dopo un intervento all’ernia inguinale bilaterale all’Ospedale di Catania. Era il 1998 e i parenti, nella convinzione che il decesso si potesse evitare, avviarono una causa civile per essere risarciti.

La famiglia era convinta che la morte del loro caro fosse “asseritamente riconducibile in via causale ad errate manovre di rianimazione eseguite dall’équipe medica”. Lo si legge nella sentenza della Corte di Cassazione che pochi giorni fa ha posto fine a una vicenda processuale protrattasi per circa 20 anni.

Essendo residenti a Verona, la vedova e i figli del defunto si rivolsero al Tribunale del capoluogo di provincia veneto, chiamando in causa sia la Usl 3 di Catania che l’equipe medica che effettuò l’operazione.

I congiunti chiedevano, nello specifico, la liquidazione del danno derivante dalla perdita del capofamiglia.

Ma anche il risarcimento di quello correlato alla sclerosi multipla da cui risultò affetta la vedova, “conseguente alle sofferenze a seguito della perdita del marito”.

In primo grado il Tribunale aveva disposto a favore di tutti gli eredi un risarcimento pari a circa 540mila euro. Il Giudice, peraltro, aveva riconosciuto anche il nesso eziologico tra la morte del paziente e la malattia della moglie.

In sede di appello, tuttavia, la cifra era stata dimezzata. La Corte territoriale di Venezia aveva infatti escluso “la prova dell’incidenza causale del decesso del marito sulla sclerosi della moglie”.

La famiglia aveva quindi impugnato la pronuncia di secondo grado davanti alla Corte di Cassazione. I Giudici Ermellini, tuttavia, hanno ritenuto il ricorso inammissibile confermando la decisione del Giudice a quo.

Il risarcimento dovuto, in conclusione, ammonta a poco più di 215mila euro. A tale cifra vanno aggiunti gli interessi legali maturati nel corso degli anni.A pagare saranno, in solido, la USl 3 di Catania e due dei camici bianchi che presero parte all’intervento.

 

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