La vittima era deceduta a seguito di un’emorragia verificatasi durante il taglio cesareo, ma i sanitari che la seguivano non agirono tempestivamente per risolvere chirurgicamente il sanguinamento

Si è concluso nelle scorse ore con una condanna e un’assoluzione il processo nei confronti di due ginecologi in servizio nel novembre 2011 all’Ospedale di Recanati e accusati di omicidio colposo.

La vicenda giudiziaria era iniziata con la morte di una giovane neo mamma che 16 giorni dopo aver dato alla luce il proprio bambino era deceduta per le conseguenze di una grave emorragia, di cui tutt’ora non sono state chiarite le cause.

La 35enne, di origini albanesi, si era sottoposta a un taglio cesareo nel corso del quale, secondo l’accusa, era stata lesionata l’arteria iliaca interna di sinistra. L’intervento, tuttavia, era stato portato a termine senza che i sanitari presenti si accorgesse del sanguinamento in atto e quindi senza arrestare tempestivamente l’emorragia.

Il Tibunale di Macerata ha accolto la tesi dell’accusa in base alla quale lo choc conseguente alla progressiva perdita ematica fu trattato con estrema lentezza e in modo inadeguato. Solo a distanza di oltre 5 ore dal parto, infatti, venne effettuato un secondo intervento di isterectomia, ovvero asportazione dell’utero. Ma nel corso dell’operazione la donna andò in arresto cardiaco e venne trasferita all’Ospedale di Ancona dove morì diversi giorni dopo.

Inoltre, sempre secondo i legali del marito della vittima, costituitosi parte civile, i sanitari per curare la donna si limitarono a somministrarle via endovena una soluzione fisiologica e a particare una “blanda terapia trasfusionale” anziché provvedere in tempi rapidi a effettuare una radiografia che avrebbe condotto tempestivamente alla risoluzione chirurgica dell’emorragia.

Il giudice ha quindi condannato uno dei due ginecologi a un anno di reclusione, con sospensione della pena. L’Asur – azienda sanitaria unica regionale – dovrà risarcire il danno che sarà stabilito in sede civile. Nel frattempo è stata disposta una provvisionale di 100mila euro a testa per il marito e il figlio della vittima mentre per gli altri quattro familiari della donna la provvisionale va dai 10 ai 15mila euro ciascuno.

L’altro ginecologo imputato è stato invece prosciolto dalle accuse “per non aver commesso il fatto”; secondo il giudice il camice bianco si sarebbe limitato a partecipare all’operazione di taglio cesareo senza seguire la paziente nelle ore successive in quanto tornato a casa a conclusione del proprio turno di servizio.

 

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