Il processo si aprirà il 22 novembre. Gli imputati dovranno rispondere alle accuse di omicidio colposo e falso, ad eccezione della direttrice della struttura, su cui pende solamente il secondo capo d’imputazione

A più di due anni di distanza dalla tragica scomparsa della piccola Giovanna Fatello, appena 10 anni, deceduta il 29 marzo 2014 a seguito di un intervento di timpanoplastica effettuato presso la clinica romana di Villa Mafalda, il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta della Procura rinviando a giudizio cinque sanitari della struttura capitolina. Si tratta, nello specifico, di due chirurghi e due anestesisti, accusati di omicidio colposo e falso, nonché della direttrice sanitaria della clinica, accusata solamente di falso.

Stando a quanto ricostruito dalla Procura, la piccola è morta per arresto cardiaco a causa di alcune complicazioni intervenute durante l’operazione. Secondo il capo di imputazione, i due anestesisti non avrebbero mantenuto una “sufficiente ventilazione delle vie aeree della paziente”, causandone dunque la “morte a seguito di un processo di ipossia-bradicardia- arresto cardiaco in asistolia”. Ai due chirurghi viene invece contestato di aver proseguito l’intervento, in carenza delle necessarie condizioni di ventilazione della bambina, nonostante “l’allontanamento dalla sala operatoria” di uno degli anestesisti che avrebbe trascorso 40 minuti al bar mentre il suo vice, rimasto solo, non sarebbe stato in grado, in quanto meno esperto, di gestire correttamente la crisi respiratoria che ha portato alla morte di Giovanna.

In seguito all’accaduto, inoltre, i medici, in accordo con la struttura, si sarebbero adoperati per coprire l’accaduto indicando nella cartella clinica e nel referto di morte un orario finto dell’avvenuto decesso per giustificare “una inspiegabile fase rianimatoria attuata al fine di diluire e/o eliminare mediante urina farmaci ad uso non anestesiologico usati sulla paziente, ma non dichiarati in cartella”. Di qui l’accusa di falso, estesa anche alla direttrice di Villa Mafalda.

Il processo prenderà il via il 22 novembre, una data attesa con ansia dalla famiglia della giovane vittima per fare finalmente luce sull’accaduto. Ma la difesa annuncia battaglia affermando che la “ricostruzione dei fatti effettuata dall’accusa è completamente assurda e si pone in contrasto con gli elementi acquisiti”. Alla scorsa udienza – ha affermato l’avvocato di uno degli anestesisti rinviati a giudizio – i legali della famiglia avevano addirittura sollecitato la sostituzione del magistrato che ha svolto le indagini perché ritenuto non sufficientemente convinto delle ipotesi avanzate. A questo punto ci auguriamo che il processo si svolga celermente e che faccia definitivamente emergere la semplice verità”.

“Non esiste alcuna consulenza medica che confermi le ipotesi degli inquirenti”, sostiene invece in una nota Villa Mafalda, secondo cui il rinvio a giudizio della direttrice sanitaria sarebbe “un atto dovuto” poiché questa si sarebbe limitata “alla sola trascrizione, sul certificato di morte, dell’orario del decesso riportato in cartella clinica”. La casa di cura ricorda che “nella persona del proprio legale rappresentante non è mai stata iscritta nel registro degli indagati poiché ritenuta, sin dall’inizio, estranea ai fatti”, sottolineando, inoltre, che “le sale operatorie erano e sono un luogo sicuro, dotate di attrezzature all’avanguardia e rispettose di tutte le prescrizioni imposte dalla legge”.

 

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