Il medico ha già subito una condanna in primo grado e un’assoluzione in secondo. Ora la Cassazione ha rinviato tutto alla Corte d’Appello

Una crociera che si trasforma in un incubo e un medico di bordo accusato di omicidio colposo per il decesso di un paziente, morto dopo un ictus. Sono questi gli elementi di un caso giudiziario lungo e complesso, riportato dalle pagine de Il Tirreno, che vede come protagonista un sanitario, che nel 2011 era in servizio come medico di bordo presso la Costa Deliziosa (nave della Costa crociere).

Ecco cos’era avvenuto.

L’8 agosto del 2011 la vittima, un imprenditore milanese, si trova in crociera con la moglie.

Dopo aver fatto ginnastica e aver mangiato, accusa un malore. Riesce solo ad avvicinarsi al desk e – incapace di parlare – a scrivere su un foglio la parola “infarto”. A quel punto viene ricoverato in infermeria, dove il medico di bordo lo visita e gli somministra dei farmaci.

L’imprenditore viene dimesso e la situazione, per il medico sembra risolta, sebbene il professionista raccomandi che, una volta arrivati a Ilulissat, sarebbe stato opportuno fare una visita neurologica.

Il giorno seguente la moglie dell’imprenditore si reca in infermeria, ma le viene detto dal medico di bordo che nell’ospedale di Ilulissat il neurologo non era disponibile. La sera, dopo cena, l’imprenditore si sente male e viene colpito da un ictus, venendo subito trasportato all’ospedale di Ilulissat. Si tratta di una località di 4.500 abitanti della Groenlandia.

L’unico medico disponibile, in quel momento, è un ginecologo. Per vedere un neurologo bisognerà attendere il giorno dopo.

La moglie del paziente, a quel punto, riceve due chiamate dalla assicurazione della nave. La prima chiamata volta a garantire l’arrivo dei soccorsi, la seconda, il giorno dopo, per manifestare le difficoltà a recuperare il marito.

I coniugi decidono quindi di recarsi a Milano per conto loro, la sera dell’11 agosto, con un volo della Air Ambulance.

Ma durante il viaggio, il marito ha un arresto cardiocircolatorio e la mattina del 13 muore all’ospedale Niguarda.

Per il decesso dell’imprenditore morto dopo un ictus, il medico di bordo viene quindi condannato per omicidio colposo in primo grado. Questo in quanto scelse di curare il paziente con dei farmaci, piuttosto che farlo trasferire d’urgenza con un elicottero nell’ospedale più vicino, cioè a Reykjavík o ad Amsterdam.

Per questo G.T., il medico di bordo della Costa Deliziosa, è accusato di omicidio colposo. Il processo, però, ora tornerà in Appello.

Il medico era stato infatti condannato in primo grado dal tribunale di Milano, ma assolto poi in secondo “perché il fatto non costituisce reato”.

Ora, però, è arrivata anche la sentenza della Cassazione, che annulla il precedente verdetto e rinvia tutto alla Corte di appello per un ulteriore giudizio.

Per la Cassazione, infatti, i giudici di secondo grado non hanno tenuto conto di due aspetti fondamentali prima di assolvere l’imputato.

Il primo è quello per cui se effettivamente il trasporto d’urgenza fosse in quel momento possibile, dato che, trovandosi a lavorare su una nave da crociera al largo delle coste della Groenlandia, G.T., “si trovò a operare” in condizioni di “reale difficoltà”.

Il secondo aspetto da chiarire è se la condotta del medico e la sua decisione di non trasferire il paziente sia stata la causa del decesso o se l’uomo morto dopo un ictus si sarebbe potuto salvare.

Secondo la Corte di appello di Milano, la condotta del medico non costituisce reato proprio perché il rischio di ictus dopo un attacco ischemico nelle 48 ore successivo è medio basso.

Inoltre, scrivono i giudici, “le condizioni del paziente non imponevano, secondo le linee guida internazionali, terapia diversa da quella somministrata”

Non solo. Per i giudici di secondo grado, la decisione di non autorizzare il trasporto fu la più prudente.

Di diverso avviso è invece la Cassazione. Resta dunque da capire se morte del paziente fosse evitabile o meno.

 

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