Secondo un’indagine condotta dalla SIN (Società italiana di Neonatologia) con il contributo di “Ninna ho”, progetto a tutela dell’infanzia abbandonata seguito dalla Fondazione Francesca Rava Nph Italia Onlus e dal Network Kpmg, in Italia sono stati 56 i neonati non riconosciuti dalla mamma, su un totale di 80.060 nascite tra luglio 2013 e giugno 2014.

Questi numeri sono stati estrapolati da un campione di 100 punti nascita sparsi in tutto il Paese. A questo terrificante dato va aggiunta un’altra realtà poco conosciuta: quella dei bimbi partoriti e mai ritrovati. Purtroppo, sono ancora tante le donne nel nostro Paese che non conoscono la possibilità di partorire in maniera anonima.

Secondo lo studio condotto dal SIN, nel 62,5% dei casi, le mamme che non riconoscono il figlio sono straniere. L’origine di questo fenomeno va ricercato nel disagio psico – sociale (37,5%) e dai problemi economici (19,6%) legati alla perdita del lavoro.

Tra le donne immigrate, invece,  nel  12,5% dei casi, alberga la paura di essere espulse dal paese o di dover crescere il bambino in un altro Paese, seguito dal fenomeno della coercizione (7,1%), dalla giovane età (5,4%), dalla solitudine (5,4%) e dalla violenza (1,8%).

“Con questa indagine –spiega a “La Stampa” Mariavittoria Rava, Presidente della Fondazione Francesca Rava – abbiamo voluto raccogliere dati quantitativi e qualitativi sulle situazioni dei bambini non riconosciuti alla nascita al fine di individuare, insieme alla SIN e alle istituzioni, nuovi strumenti e metodi più efficaci per prevenire gli abbandoni in condizioni di rischio”.

Fondamentale in questo studio è stata l’attuazione del progetto “Ninna ho” . Oltre a tutelare il bambino e stare accanto alle mamme in difficoltà,  il programma ha come obiettivo quello di offrire una concreta possibilità di esercitare, presso strutture ospedaliere, il diritto al parto in anonimato garantito dalla legge italiana.

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