Una sentenza della Cassazione ha fornito chiarimenti in merito all’ obbligo di custodia di un animale e alle responsabilità che ne conseguono

Può l’ obbligo di custodia di un animale gravare solo sul proprietario? O anche il semplice detentore dell’animale può essere responsabile?
La Corte di Cassazione penale, con la sentenza n. 51448 del 10 novembre 2017, si è occupata proprio di obbligo di custodia di un animale, fornendo alcune interessanti precisazioni sul punto.
Per i giudici, l’ obbligo di custodia di un animale grava non soltanto sul proprietario, ma anche sul detentore.
Nel caso esaminato, il Tribunale di Latina aveva confermato la sentenza con cui il Giudice di Pace di Fondi, aveva dichiarato l’imputato responsabile del delitto di “lesioni personali” (art. 590 c.p.).
Nello specifico, l’imputato era stato ritenuto responsabile perché avrebbe omesso di controllare il proprio cane, un pastore tedesco. L’animale aveva aggredito una persona, causandole lesioni alla gamba sinistra.
Ritenendo la decisione ingiusta, l’imputato si è rivolto in Cassazione.
Secondo il ricorrente, infatti, non vi erano gli elementi costitutivi del reato di cui all’art. 590 c.p..

Questo in quanto l’uomo “non sarebbe stato né proprietario del cane né detentore dello stesso, trattandosi di un cucciolo randagio di pastore tedesco”.

Evidenziava l’imputato, in proposito, che i testimoni avevano confermato che il cane in questione era stato “visto a passeggio solo in un’occasione con i figli dell’imputato, qualche giorno prima del fatto”. Perciò, se l’imputato ne fosse stato il vero proprietario, i testimoni avrebbero riferito di aver “notato un rapporto stabile con l’animale, che invece non hanno mai visto in sua compagnia o al suo guinzaglio”.

Ne consegue, per il ricorrente, che questi non avrebbe avuto “alcun obbligo di custodia” dell’animale in questione.

A suo avviso non era rilevata nemmeno la sua colpa, “in quanto non sarebbero addebitabili all’imputato né l’omessa custodia e nemmeno l’omessa cautela nel vigilare sul cane, trattandosi di cane randagio, visto in qualche sporadica occasione giocare con i suoi figli in un area pubblica”.
Ciononostante, la Cassazione ha respinto il ricorso ritenendolo infondato. Inoltre, ha condannato l’uomo al pagamento delle spese processuali.
Dagli accertamenti effettuati nel corso del giudizio, infatti, era emerso che i figli dell’imputato “erano soliti portare al guinzaglio e dare da mangiare al cane” e che l’imputato stesso aveva offerto, a titolo risarcitorio, una somma alla vittima dell’incidente.
Quest’ultima circostanza, in particolare, era stata adeguatamente ritenuta un “elemento indiziario dal quale desumere indirettamente un riconoscimento da parte del soggetto di qualche forma di responsabilità nell’accaduto”.
Precisava la Cassazione, inoltre, che era stata allegata anche una fotografia. Questa ritraeva “il pastore tedesco (…) legato ad una catena all’interno di un cortile nella disponibilità dell’imputato, risalente al giorno dopo i fatti”.
Alla luce di quanto esposto, la Corte aveva ritenuto il detentore del cane responsabile della condotta dell’animale. Ne discende quindi che l’ obbligo di custodia di un animale vale anche per il detentore dello stesso.
Questo perché “l’obbligo di custodia sorge ogni qualvolta sussista una relazione anche di semplice detenzione tra l’animale e una data persona, in quanto l’art. 672 cod. pen. collega il dovere di non lasciare libero l’animale o di custodirlo con le debite cautele al suo possesso, da intendere come detenzione anche solo materiale e di fatto, non essendo necessario un rapporto di proprietà in senso civilistico”.
 
 
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