Almeno l’85% degli italiani ci tiene a poter scegliere liberamente il medico e l’ospedale tra pubblico e privato. A dirlo è un rapporto del Censis

Una ricerca condotta del Censis in collaborazione con Aiop sulla ospedalità privata ha rivelato una serie di dati molto interessanti sui cittadini italiani. Almeno l’85% di loro infatti ci tiene a poter scegliere liberamente l’ospedale e il professionista di cui si fidano. Non importa dunque se pubblico o privato: ciò che conta è la possibilità di decidere autonomamente.

È quanto è emerso da una ricerca del Censis realizzata in collaborazione con Aiop su “Il valore sociale dell’ ospedalità privata nella sanità pluralista” presentata oggi a Roma.

A parlarne è stato Francesco Maietta, Responsabile dell’Area Politiche sociali del Censis, con Gabriele Pelissero, Presidente nazionale Aiop (Associazione italiana ospedalità privata). Con loro, anche Massimiliano Valeri, Direttore Generale del Censis.

Dai risultati del Censis sembra che solo per il 50% dei cittadini la scelta di una persona o di un servizio di cui ci si fida faciliti le cure.

Per il 35% la libertà di scelta è un valore in sé anche in sanità. Tra i contrari, il 9%, che vuole solo strutture pubbliche nel Servizio sanitario e appena il 6% che invece pensa che gli ospedali pubblici siano sempre e comunque migliori.

La libertà di scelta nel Servizio sanitario tra strutture pubbliche e strutture private accreditate è un valore condiviso trasversalmente nel territorio.

La sostengono fortemente l’85% dei residenti al Nord-Ovest, l’87% al Nord-Est, l’82% al Centro e l’87% al Sud.

Secondo Gabriele Pelissero, Presidente Aiop “il valore sociale della sanità privata è indiscutibile e la ricerca del Censis lo ha dimostrato concretamente, così come ha dimostrato che i cittadini ritengono cruciale la possibilità di scegliere liberamente dove e da chi farsi curare”.

Pelissero ha poi ricordato che anche la politica è ampiamente a favore del sistema pubblico-privato.

E questo “perché ha riconosciuto l’importanza del ruolo della sanità privata accreditata nella salvaguardia del Ssn, nonostante anni di tagli lineari che hanno colpito prevalentemente questo comparto”.

Tra i dati rilevanti della ricerca del Censis sulla ospedalità privata, è emerso intanto che i tagli al pubblico hanno fatto male agli italiani.

Tra il 2008 e il 2016, infatti, il tasso di ospedalizzazione è crollato da 192,8 a 140,9 per mille abitanti. Inoltre, i ricoveri sono diminuiti del 25,6%.

Infine, tra il 2011 e il 2015 le giornate di degenza si sono ridotte del 10%.

Questo è il risultato della normativa che ha imposto 2,7 posti letto ospedalieri per mille abitanti, quando la media dei Paesi europei è di 4 posti letto per mille abitanti.

Dall’altro lato, l’ospedalità privata ha comunque saputo fare di più con meno. Essa assorbe il 13,6% della spesa pubblica ospedaliera, erogando il 28,3% delle prestazioni in termini di giornate di degenza.

Anche la politica si dice favorevole alla sanità mista pubblico-privato, ma le differenze territoriali restano forti.

Solo il 3% dei consiglieri regionali italiani interpellati dal Censis vorrebbe mettere al bando per legge la sanità privata accreditata nel Servizio sanitario nazionale. La maggioranza (il 63%) è invece molto favorevole al ruolo del privato accreditato.

Infine, il restante 34% vorrebbe dirottare le risorse preferibilmente verso le sole strutture pubbliche.

Dal rapporto Censis, in ogni caso, emerge come “la promessa fatta dalla riforma sanitaria di garantire le cure ospedaliere a tutti gli italiani è stata mantenuta anche grazie ai posti letto e alle prestazioni messe in campo dalle strutture private accreditate”.

Risultati, questi, che mettono in luce il valore della ospedalità privata, sia per i cittadini che per il Servizio sanitario nazionale.

 

  

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