Secondo un recente studio realizzato dal Cdc (Centers for deasease control and prevetion) statunitense l’impiego del vaccino contro il papilloma virus ha contribuito a far crollare di due terzi l’incidenza della malattia.

Lo studio pubblicato sulla rivista rivista Pediatrics ha preso in esame gli ultimi 10 anni dall’introduzione dell’immunizzazione contro il papilloma virus ed in particolare i dati sulla prevalenza della malattia nelle ragazze e nelle giovani donne tra il 2003 e il 2006, anno di introduzione della raccomandazione, e tra il 2009 e il 2012.
Stando ai risultati dell’indagine condotta nella fascia d’età tra 14 e 19 anni la presenza del virus è diminuita del 64%, mentre in quella sopra i 20, in cui il tasso di vaccinazione è molto più basso, c’è stata comunque una riduzione del 34%. Un risultato che potrebbe essere attribuito al cosiddetto fenomeno dell’ “immunità di gregge”.

Rimane invece ancora piuttosto bassa l’adesione alla vaccinazione contro il papilloma in Italia dove solo il 70% delle ragazze sui 12 anni viene vaccinata contro l’HPV, questo, nonostante il virus sia tra i principali responsabili di una delle neoplasie più frequenti nelle donne al di sotto dei 50 anni, il tumore del collo dell’utero, che solo nel 2015 in Italia ha fatto registrare circa 2.100 nuovi casi.

I dati sono forniti dall’AIOM  (Associazione italiana di Oncologia Medica), che, per correre ai ripari, ha da poco dato alle stampe la prima guida al vaccino distribuita gratuitamente in tutti i centri oncologici del paese e nelle farmacie per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’argomento.

L’obiettivo, infatti, è quello di arrivare al 95% di vaccinati ( sia ragazzi che ragazze, visto che il virus colpisce ugualmente gli uomini) anche se, per il momento solo Liguria, Puglia, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Calabria, Molise e in Sardegna le Asl di Sassari e Olbia, hanno esteso l’offerta del vaccino gratuito a partire dai 9 anni di età.

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