Sono 33mila ogni anno i casi di parto prematuro nel nostro Paese. Per la Società Italiana di Neonatologia serve una rete di solidarietà e supporto per sostenere i genitori

“Nei casi di parto prematuro non bastano cure appropriate nella fase acuta. Serve anche il precoce supporto alle famiglie, al fine di intercettare quei malesseri che covano in silenzio e che poi possono esplodere in seguito. Quello stesso sostegno necessario dopo la dimissione, al rientro a casa, quando vanno garantiti un’assistenza domiciliare medica e infermieristica nei primi mesi di vita ed un servizio di follow-up che, nel corso degli anni, accompagni i genitori nel difficile cammino di crescita dei loro figli”. Ad affermarlo è Fabio Mosca, presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN).

Per la SIN, i neonati rappresentano il nostro futuro. Per questo bisogna mettere in campo tutte le risorse disponibili, istituzionali, sociali ed economiche per sostenere questi genitori con una rete di solidarietà e supporto. “Negli ultimi anni  – prosegue Mosca – si è generata una condizione sociale molto faticosa per le coppie e le giovani madri. Le donne sono più sole di un tempo, spesso prive di sostegni familiari, vivono in condizioni di precarietà, di incertezza, di mancanza di solidità nei rapporti. La situazione è ancora più complessa e a volte insostenibile quando il neonato è prematuro e sono necessarie cure anche dopo la dimissione”. Per questo è indispensabile aiutare le donne in questo percorso e farle sentire meno sole. Il tutto “anche con un adeguato sostegno psicologico che inizi nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale (TIN) e prosegua dopo la dimissione con le strutture territoriali competenti”.

Nel nostro Paese nascono circa 460.000 bambini all’anno, 33.000 prima del termine di gravidanza.

Di questi circa 4.500 neonati hanno un peso  inferiore a 1500 g e una prematurità grave inferiore alle 32 settimane di gestazione. I nati pretermine costituiscono una popolazione particolarmente fragile, che necessita di un percorso integrato tra ospedale e territorio che dovrebbe coinvolgere varie figure professionali. Il tutto con un approccio multidisciplinare che non sempre oggi è possibile fornire in modo adeguato.

Complessivamente circa il 3,5% dei neonati (16.500 neonati/anno) necessitano di un preciso e intenso programma di follow-up clinico e psicologico e di sostegno alle famiglie.

I progressi in Ostetricia, Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale hanno enormemente migliorato la sopravvivenza e la prognosi a breve termine. Ma questi neonati sono comunque a rischio di sviluppare problemi a distanza e richiedono cure prolungate nel tempo.

La nascita di un neonato patologico, in particolare se prematuro, comporta l’instaurarsi di dinamiche specifiche che coinvolgono i genitori ed in particolare la madre del bambino. Queste scaturiscono dalla discrepanza fra il figlio immaginato ed il figlio reale, dal senso di colpa materno nel non essere riuscita a portare a compimento con successo la gravidanza. O ancora, dalla preoccupazione e dai timori per lo sviluppo futuro del bambino. La gestione di queste dinamiche necessita di interventi mirati condotti da personale esperto e qualificato che sia in grado di intercettare tali problemi e di intervenire tempestivamente per limitarne le ricadute negative.

Secondo la SIN, sono tre le azioni più importanti da attuare per andare incontro alle esigenze di genitori e mamme.

A partire da un supporto psicologico alla famiglia ben strutturato, durante la degenza e dopo la dimissione dalla TIN, con personale esperto e dedicato. Necessario, inoltre, migliorare l’assistenza domiciliare per i casi più critici (A.D.I. – Assistenza Domiciliare Integrata), nei primi mesi di vita. Ciò al fine di aiutare i genitori nella fase del distacco dall’ospedale accompagnandoli  a raggiungere serenamente l’autonomia nella gestione dei loro figli. Infine, occorre potenziare i Servizi di Follow-up e territoriali. Essere certi di essere seguiti nel tempo da una equipe multidisciplinare esperta, infatti, potrebbe alleviare le paure ed il senso di abbandono legati alla gestione di bambini talvolta impegnativi.

Attualmente – sottolinea la SIN – in Italia i Servizi di Follow-up del neonato pretermine rappresentano una realtà molto varia ed eterogenea. Il supporto e l’assistenza alle famiglie è discrezionale. Dipende dalla “buona volontà” degli operatori delle Unità Operative di Neonatologia e TIN, dei pediatri di famiglia e degli altri specialisti coinvolti.

L’Associazione , al fine di migliorare l’assistenza neonatale in tutto il Paese, ha avviato un confronto con il Ministero della Salute. L’obiettivo, in particolare, è quello di potenziare il sostegno al neonato patologico dopo la dimissione. “Fondamentale nella costruzione della rete – conclude Mosca – anche il coinvolgimento a livello territoriale dei pediatri di famiglia e delle associazioni di volontariato e di quelle dei genitori, per fornire un supporto che non sia solo “tecnico” ma anche psicologico, attento alla condivisione del “vissuto” dei genitori, sostenendoli durante un percorso che inizia con il parto e può durare anni”.

 

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