È stato rinviato a giudizio un barelliere per il caso di una paziente abusata dentro un ascensore dell’ospedale nel quale l’uomo prestava servizio

Ha avuto la forza di essere presente in aula la paziente abusata dentro un ascensore dell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, nell’agosto del 2015.
A compiere la violenza era stato un barelliere di 29 anni, residente a Benevento e dipendente di una coop sociale con sede a Milano.
Mercoledì scorso il barelliere è stato rinviato a giudizio per il reato di violenza sessuale.
Questo su decisione del Gup Angela Baraldi, e alla presenza della parte lesa, la paziente vittima di violenza, che si è costituita parte civile con l’avvocato Gianluca Vinci.
Si tratterebbe di una 31enne di Reggio Emilia.
La donna, nell’agosto del 2015, si trovava all’ospedale per degli esami medici.

Secondo la ricostruzione che ha fornito la giovane, il barelliere avrebbe spinto il lettino sul quale si trovava, ancora sotto anestesia, dentro un ascensore.

Con lei c’era anche la madre, dirottata però dall’uomo verso un altro ascensore.
L’uomo le disse, mentendo, che quello in cui stava caricando la figlia era un ascensore a uso esclusivo del personale di servizio, fatto poi sconfessato.
Chiuse le porte il barelliere avrebbe tolto la sponda, si sarebbe abbassato i pantaloni strofinando poi il pene sul volto dalla donna, palpeggiandole anche il seno.
Atti che hanno svegliato la paziente abusata dentro un ascensore dal torpore dell’anestesia.
La ragazza si è infatti accorta dell’uomo e del corpo scoperto, senza riuscire a reagire.
Poi, però, quando è tornata in sé, ha raccontato l’accaduto alla polizia, sporgendo denuncia.
Il giudice ha quindi rinviato a giudizio l’ex barelliere, rigettando poi la citazione in giudizio dell’ospedale Santa Maria Nuova come responsabile civile, perché il ragazzo era dipendente della coop sociale e non dell’Ausl.
In base a quanto emerso, l’ascensore sarebbe rimasto fermo diversi minuti, più del dovuto.
E non è tutto.
Oltre alla testimonianza della paziente abusata dentro un ascensore, infatti, ci sono poi i filmati che hanno registrato l’uscita della barella, con la paziente che compare in piedi invece che sul lettino.
La denuncia effettuata dalla donna ha consentito di ricostruire in aula quanto accaduto.
L’accusa di violenza sessuale contiene inoltre l’aggravante delle condizioni di minorata difesa in cui si trovava la paziente, costretta ad andare in ospedale per accertamenti medici.
 
 
 
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