Il professionista si sarebbe rifiutato di prestare soccorso a un cittadino straniero con il permesso di soggiorno scaduto. Salvini: solidarietà al camice bianco; Anelli (FNOMCeO): dovere del medico è curare, non denunciare

La vicenda risale allo scorso luglio ma è emersa nei giorni scorsi. Un medico ospedaliero di Trento, secondo quanto riportato dal Corriere, si sarebbe rifiutato di prestare assistenza a uno straniero con il permesso di soggiorno scaduto, chiamando i Carabinieri. I militari avrebbero quindi prelevato il paziente portandolo in caserma per i controlli. Il tutto, senza che all’uomo sia stato consentito di completare gli accertamenti e ricevere indicazioni terapeutiche.

Una versione tutta da confermare, che però ha acceso un dibattito che ha visto intervenire anche il Ministro degli Interni Matteo Salvini. Il Vicepremier, ha espresso solidarietà al camice bianco: “Abbiamo il dovere di garantire cure mediche a tutti – le sue parole – ma non possiamo dimenticare l’esigenza di contrastare l’immigrazione clandestina”.

Una circolare ministeriale del 2009, tuttavia, stabilisce il divieto di segnalare alle autorità lo straniero irregolarmente presente nel territorio dello Stato che chieda accesso alle prestazioni sanitarie.

Sul caso, l’OMCeO di Trento ha avviato degli accertamenti.

“Bene ha fatto l’Ordine di competenza ad avviare l’attività disciplinare – afferma il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. Questo, in primo luogo, per dargli modo di fornire la sua ricostruzione dei fatti, che sembrerebbero diversi da quanto riportato. E, ciò che è ancor più importante, per tutelare un principio: i medici devono rispettare, oltre alle Leggi, le Regole del Codice Deontologico, e secondo tali Regole deve essere valutato il loro comportamento”.

“Quando si parla di salute, non abbiamo bisogno di ‘tifosi’ – continua Anelli -. Abbiamo già riferimenti chiari e precisi, che sono i principi del Codice Deontologico e le evidenze della Scienza“. E il Codice, in questi casi, parlerebbe chiaro. “Doveri del medico – sottolinea il vertice FNOMCeO – sono la tutela della vita, della salute psico-fisica, il trattamento del dolore e il sollievo della sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona, senza discriminazione alcuna, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera”.

Nessun distinguo, dunque. “Sempre, ma ancor più quando si parla di salute, tutti gli uomini sono uguali, senza differenze di colore, provenienza, credo religioso, condizioni economiche e sociali. Anzi, se parliamo di soggetti fragili, il dovere di curare e di tutelare la loro salute è amplificato, elevato all’ennesima potenza”.

Anelli evidenzia poi un altro aspetto.

Da un punto di vista professionale, un medico non può non tener conto che la paura di una denuncia costituisce senz’altro un deterrente alle cure. Una circostanza pericolosa per il singolo e, specie nel caso di malattie trasmissibili, per la collettività. Questa sarebbe la ratio legis che sottende ad alcuni provvedimenti che esplicitamente vietano ai medici di denunciare i clandestini. Fanno eccezione i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con i cittadini italiani.

“Gli Ordini – conclude il presidente FNOMCeO – sono gli enti sussidiari a cui lo Stato affida il compito di tutelare la salute pubblica, attraverso la garanzia della correttezza dell’esercizio professionale, che a sua volta si esplicita mediante il rispetto delle Regole del Codice Deontologico. Siamo convinti che tali Regole siano la lente corretta attraverso la quale vada osservato il comportamento dei medici, e ci auguriamo che tutti dismettano invece gli occhiali deformanti della partigianeria”.

 

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