Da un punto di vista giuridico, la revoca della concessione ad Autostrade in seguito al crollo del Ponte Morandi presenta numerose criticità. Ecco quali

Il crollo del Ponte Morandi avvenuto la mattina del 14 agosto scorso a Genova è stato uno dei più gravi incidenti avvenuti in Italia negli ultimi anni, con un bilancio ancora provvisorio di 41 vittime accertate.

Nelle ore immediatamente successive al disastro, i vicepremier Salvini e Di Maio hanno subito paventato l’ipotesi della revoca della concessione ad Autostrade, accusata di non aver investito i soldi dei pedaggi per la manutenzione del ponte Morandi.

Se giuridicamente la revoca della convenzione è possibile, almeno in astratto, tale decisione però incontra una serie di ostacoli formali che dovrebbero essere superati.

La Convenzione Unica stipulata nel 2008, con scadenza 2038, tra Aspi e Anas si occupa della decadenza della concessione all’articolo 9, prevedendo che la stessa può essere dichiarata “se perdura la grave inadempienza da parte del concessionario rispetto agli obblighi previsti”.

Per tali ragioni, la concessione è revocabile se c’è un grave motivo e il crollo del ponte di Genova ha tutte le carte in regola per considerarsi tale.

Se poi, al crollo del Ponte Morandi, si vanno a sommarsi altri episodi analoghi verificatisi negli ultimi anni, come il crollo di un cavalcavia dell’A14 avvenuto a marzo 2017, e agli altri eventi controversi che vedono Autostrade per l’Italia protagonista, i presupposti per la temuta revoca delle concessioni sembrano esserci tutti.

Ma la realtà è più complessa di così.

In primis, la Convenzione richiede una preventiva contestazione delle inadempienze da parte del concedente nei confronti del concessionario. Contestazione che però non è mai stata fatta.

Inoltre, occorre suffragare le accuse con un adeguato materiale probatorio. Materiale che non sarà così facile reperire, specie se si considera che a fornirlo sarà Svca – Struttura di vigilanza sulle concessioni autostradali.

Un passaggio, questo, che rischia di risultare tutt’altro che agevole.

Infine è bene ricordare che nessuno dei precedenti sopra citati ha determinato alcuna condanna ufficiale in capo ad Autostrade per l’Italia.

Ma non è tutto.

La revoca comporta dei problemi anche sotto il punto di vista economico di grande peso.

Infatti le costruzioni e gli ampliamenti della rete autostradale sono finanziati con capitali che sono i gestori a trovare. Inoltre, la remunerazione deriva dagli aumenti tariffari e dalle proroghe delle concessioni.

La revoca quindi potrebbe rendere il finanziamento del settore autostradale meno appetibile per gli investitori. E il vero rischio è quello di non riuscire a reperire nuovi capitali.

 

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