Pubblicata la prima relazione sul ‘Dopo di noi’ a un anno dall’approvazione della legge redatta dal Ministero del Lavoro e Politiche sociali

È piuttosto positivo il bilancio della prima relazione sul ‘Dopo di noi’, a un anno di distanza dalla approvazione della legge.
Sui circa 128 milioni di euro stanziati nel biennio 2016/2017, il 30% è andato alla realizzazione e/o alla messa a disposizione degli alloggi con le caratteristiche previste dalla norma.
Un altro 55% è andato al finanziamento dei percorsi programmati di ingresso negli alloggi e il supporto alla domiciliarità una volta che i beneficiari degli interventi sono entrati nelle abitazioni.
In ogni caso, sembra rispecchiare un trend positivo la prima relazione sul ‘Dopo di noi’, o legge 112/2016.
La norma ha introdotto per la prima volta nel nostro ordinamento specifiche tutele per le persone con gravi disabilità quando viene meno il sostegno familiare.

L’obiettivo della legge sul ‘Dopo di noi’ è quello di garantire la massima autonomia e indipendenza delle persone con disabilità. Questo passa necessariamente dalla possibilità di restare autonomi anche quando i genitori non saranno più in vita.

“Come è noto – sottolinea una nota del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali autore della relazione parlamentare – dal punto di vista legislativo e di programmazione degli interventi la materia è di competenza esclusiva delle Regioni, tranne la definizione dei livelli essenziali che rimane in capo allo Stato”.
La relazione sul primo anno di attività, quindi, “non può che limitarsi a descrivere lo stato di avanzamento di questa prima fase in cui le Regioni definiscono gli indirizzi di programmazione, propedeutica all’erogazione delle risorse che consentono poi di realizzare gli interventi sul territorio”.
L’analisi resa nota, quindi, fa riferimento alle risorse complessivamente stanziate nel biennio 2016/2017. Si tratta di una cifra corrispondente a poco più di 128 milioni di euro.
L’attuazione concreta degli interventi e dei servizi a favore dei beneficiari della legge è di competenza dei Comuni e sarò oggetto della seconda relazione.

Ma su quali interventi si è concentrata maggiormente questa prima fase?

Gli interventi di programmazione regionale sono di natura infrastrutturale. Questi riguardano la realizzazione degli alloggi con le caratteristiche previste dalla norma.
Questi devono riprodurre le condizioni abitative e relazionali della casa familiare. Prevedono infatti moduli abitativi per non più di 5 persone, spazi accessibili e l’utilizzo di nuove tecnologie per migliorare l’autonomia delle persone. A questa operazione viene destinato quasi il 30% delle risorse.
Quanto alle altre tipologie ricorrenti di intervento, queste riguardano i percorsi di ingresso e di supporto all’abitare, cui sono destinate oltre la metà delle risorse complessive (circa il 55%).
Queste vengono più o meno equamente ripartite tra le due finalità. Da un lato, il finanziamento dei percorsi programmati di ingresso negli alloggi. Dall’altro, il supporto alla domiciliarità una volta che i beneficiari degli interventi sono entrati nelle abitazioni.
È invece inferiore la quota di risorse dedicate allo sviluppo delle competenze per favorire l’autonomia (12%). Risulta infine marginale il finanziamento di interventi di permanenza temporanea in strutture diverse dagli alloggi  (4%), limitati dalla disciplina attuativa solo a situazioni emergenziali.
 
 
 
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