Rossi (Omceo Milano): possibilità di fotografare medici rischia di snaturare il rapporto con i pazienti

Il caso Nola, scatenato a inizio anno dalla pubblicazione sui social network delle foto di alcuni pazienti che venivano assistiti a terra per assenza di posti letto e barelle, ha posto l’attenzione, oltre che sulle mancanze del nostro Sistema sanitario nazionale, anche sul tema della privacy in ambito ospedaliero.
La possibilità di poter registrare con facilità i medici nell’esercizio del loro lavoro e poi divulgare immagini e filmati in rete mette in discussione e rischia di snaturare il rapporto tra medico e paziente. Lo sostiene sulle pagine del Corriere della Sera Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Omceo di Milano, sottolineando come l’uso di apparecchi per registrare i colloqui con i medici in Ospedale o a studio possa portare, ad esempio, a “un’escalation di esami clinici cautelativi” o, a fronte di situazioni particolarmente delicate, “all’astensione dalla prestazione sanitaria”.
A tal riguardo la Regione Lombardia ha annunciato la predisposizione, tramite provvedimenti normativi, di iniziative informative con lo scopo di illustrare a pazienti e visitatori le pratiche corrette in materia di registrazioni audio e video nelle strutture sanitarie. Nell’ordinamento italiano l’articolo 5 della legge sulla privacy consente, in particolare, la possibilità di registrare senza richiedere il consenso dell’interlocutore per questioni ci riguardino direttamente, mentre ne vieta la diffusione senza esplicito consenso. E’ inoltre, vietata, salvo casi particolari, la diffusione di registrazioni relative alle strutture sanitarie.
Se l’iniziativa non è condivisa dall’Omceo, la Regione Lombardia ribatte invece sostenendo che la norma nasce proprio per tutelare i medici nell’esercizio della professione perché ‘l’informare i cittadini del fatto che non possono fare qualunque ripresa o registrazione salti loro in mente – spiega l’Assessore alla Sanità, Giulio Gallera, credo sia utile a limitare comportamenti scorretti”.
Nettamente contrario al provvedimento regionale il Codacons, che sottolinea come “documentare cosa accade in una struttura che eroga un servizio pubblico non solo si può, ma si deve”. Secondo il presidente, Carlo Rienzi, “i cittadini hanno infatti facoltà di verificare come vengono spesi i loro soldi e registrare mediante foto e video l’efficienza o l’inefficienza della P.A., al pari dei colloqui con i medici. Qualsiasi limite alla diffusione tramite social network dei filmati realizzati all’interno degli ospedali, rappresenterebbe una misura non solo assurda, ma impossibile da far rispettare”.
 

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