Non voglio fare una analisi dettagliata dei costi – ricavi derivanti dalla professione d’avvocato, ma devo constatare che al momento si “soffre”, soprattutto i giovani.

Preferisco ricordare, a me per primo, che come categoria abbiamo il ruolo fondamentale di frapporci, quando siamo chiamati a svolgere la nostra attività, tra i fatti, la norma e l’interpretazione della stessa, e il successivo convincimento del giudice; dunque, un ruolo sociale centrale e fondante lo stato di diritto. E non si pensi che l’avvocato possa esclusivamente essere valutato in termini di vittoria o soccombenza in un giudizio. Certo, l’esito favorevole del giudizio è sempre un motivo di soddisfazione, di gratificazione professionale. Ma è pur vero che aver perso, non significa certamente aver sbagliato la difesa e né tanto meno essere professionalmente attaccabili.

Mi spiace, per inciso, dover rilevare l’incrementarsi di giudizi per responsabilità professionale anche nei confronti degli avvocati ed il comportamento scorretto di taluni clienti e dei loro procuratori. Ma cosi è. Nel recente e costante decadimento (sostituzione) di ogni valore “antico” con altro “nuovo”, il denaro e la presunta furbizia, attualmente, la fanno da padrone, con una alternanza storica tra buoni e cattivi valori, costante nel tempo, che ha consentito all’umanità di sopravvivere sino ad oggi.

Come ho avuto già modo di scrivere, dalla corretta e tempestiva applicazione delle norme di legge dipende il futuro etico, morale ed economico dell’essere umano. L’avvocato, in questo contesto, svolge una funzione essenziale nel conciliare gli interessi e le istanze della collettività con quelle del proprio assistito. Siamo un “piccolo ingranaggio” che consente alla società di funzionare. E’ una professione piena di soddisfazioni, ma anche di difficoltà; quest’ultime, di recente, hanno portato molti avvocati ad abbandonare l’avvocatura. I motivi dell’abbandono e dello sconforto sono tanti ed hanno colpito in misura maggiore i giovani professionisti.

Per alcuni sono insostenibili le spese per l’avvio ed il mantenimento di uno studio, così come quelle di permanenza dell’iscrizione alla Cassa di Previdenza, a fronte di un “mercato” sostanzialmente fermo che non trasmette entusiasmo e voglia di intraprendere. E’ indiscusso che il guadagno è stato pervaso dal concetto del “subito” che non appartiene alla professione di avvocato. Quando ho iniziato la pratica forense, ed erano altri e più felici tempi, il dominus dello studio, forse esagerando, mi disse che l’avvocato cominciava a guadagnare dopo dieci anni dall’inizio dell’esercizio della professione.

In fondo è stato così. Tra alti e bassi, ed in un contesto lavorativo perbene, sono riuscito, così come tanti altri colleghi in quel periodo, ad onorare il mio impegno lavorativo con forza di volontà e spirito di sacrificio ed una buona dose di fortuna. Nel frattempo, ho assistito all’indebolimento del ruolo dell’avvocato all’interno del sistema giudiziario, alla accentuarsi della concorrenza (sempre utile) tra colleghi alla ricerca del “cliente perduto” sulla base di riduzione di parcelle oltre il lecito, alla richiesta della P.A. di accordi e convenzioni sostanzialmente basate sul ribasso dell’onorario dell’avvocato, al perenne immobilismo degli organi rappresentativi dell’avvocatura, ecc.

Oggi, comunque, le soddisfazioni avute superano i sacrifici fatti, le serate in studio sino a tardi, le ansie per gli errori commettibili, le problematiche affrontate, ed altro ancora. Ma per chi inizia ora, il governo ha volontariamente introdotto tutta una seria di adempimenti professionali e non, che avrebbero scoraggiato chiunque nei tempi passati. Si va dagli obblighi formativi la cui utilità è molto dubbia, con corsi ed incontri talvolta utili solo agli organizzatori, a quelli informatici, afflitti sistematicamente da errori e correzioni in corso degne di menti diaboliche o semplicemente avulse dalla realtà giudiziaria.

L’intero territorio nazionale, salvo qualche rara eccezione, ha una rete informatica fatiscente. I Tribunali hanno una dotazione di computer non adeguate al lavoro da svolgere, mancano gli strumenti per dare attuazione al processo telematico (scanner, stampanti, ecc.). Il personale giudiziario è avvilito. Gli studi professionali hanno difficoltà ad adeguarsi tempestivamente. In questo contesto operano avvocati nati negli anni ‘30 ‘40 che forse scrivono ancora a penna e comunque non hanno dimestichezza con il mondo informatico.

Chi ha legiferato forse pensava di poter mettere il carro davanti a buoi, non capendo (forse) il danno generato in un sistema così delicato e già in sofferenza, come quello giudiziario. Se l’obiettivo nobile era quello di rendere più rapido il lavoro delle cancellerie, l’emissione delle sentenze e dunque snellire le procedure, il risultato è stato quello opposto di intasare gli uffici e di generare dubbi negli operatori, talvolta senza risposta neppure da parte di chi ha apportato gli aggiornamenti.

A ciò si aggiunga che grava sull’avvocato l’ossequio della normativa antiriciclaggio, la fatturazione elettronica, le notifiche a mezzo pec, la gestione informatica del cliente, ed altro ancora; il tutto in un contesto di assenza di informazioni certe che per un professionista sono fondamentali; cosicché l’errore sta dietro l’angolo. In questo contesto oggi opera l’avvocato, con la conseguenza che i praticanti sono sempre meno, gli avvocati anziani aspettano la “pensione” e il futuro dell’avvocatura, come istituzione, è sulle spalle degli avvocati di mezza età per i quali è come essere messi in mezzo come durante un allenamento di calcio quando si fa il “torello”. Non manca nessuno a rimpallarsi la palla della giustizia: il Governo di turno, il Ministro della Giustizia, il CSM, la Cassa Forense, la Cassazione, il Consiglio Nazionale Forense, i Giudici, ecc..

Così come stanno le cose, l’avvocato durante la giornata dovrebbe dedicare più tempo agli adempimenti di tipo amministrativo e di gestione di studio che all’approfondimento della propria preparazione e delle difese affidategli dai clienti, e questo è semplicemente innaturale. Si potrà, anche, obbiettare che ormai gli studi piccoli (diciamo artigianali: un avvocato e qualche praticante) sono anacronistici, ma è pur vero che la realtà di molti professionisti è questa. Gli studi associati, ben strutturati e con specifiche competenze, oggi sono ancora piccola realtà presente nelle grandi città.

E siccome il diritto alla difesa è di rango costituzionale e va garantito a tutti, sono i legislatori che devono ossequiare questo principio ed emanare provvedimenti che consentano agli avvocati di restare sul “mercato”, anziché frapporre all’esercizio della professione norme di dubbio contenuto e con una tempistica di applicazione avulsa dalla realtà. Se poi l’obbiettivo nascosto  è quello di trasformare l’avvocatura in una casta (cosa che non condivido) con un numero ridotto di iscritti (dato che molti si sono cancellati dall’albo per i motivi sopra accennati) per garantire un reddito alto a pochi, allora la chiusura deve avvenire a monte, nelle università e non in corsa e cioè quando il neo laureato o chi ha iniziato da qualche anno ad esercitare la professione, ha già consolidato delle aspettative o fatto investimenti di tempo ed economici che non daranno alcun frutto.

Così facendo e non penso senza coscienza, si “brucia” una intera generazione di giovani avvocati che rappresenterebbero il futuro dell’avvocatura e non un concorrente del mercato da eliminare. Il solo pensare di poter fare a meno del ruolo dell’avvocatura è un gravissimo danno alla collettività, ma il proliferare dei provvedimenti sopra richiamati, ai quali si aggiungano tutte le procedure di filtro alla procedibilità dell’azione giudiziale con la creazione di organismi esterni al sistema giudiziario stesso, dà la netta sensazione della volontà di smantellare il ruolo dell’avvocatura e di legittimare altre e diverse forme di gestione e risoluzione delle controversie non adatte al nostro sistema giudiziario e che non hanno fatto altro che rallentare o impedire l’accesso alla giustizia.

Avv. Fabrizio Cristadoro

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9 Commenti

  1. Premesso che ho trovato abbastanza logica e sensata la sua requisitoria, (ma con un pizzico di ipocrisia) in quanto è vero che larga parte di quanto lei dichiarato rispecchia una realtà drammaticamente attuale, ma è altrettanto vero che (di fatto) questa condizione (per un fatto di sopravvivenza) comporta un anomala “situazione di collusioni” (tra avvocati, magistrati, e “poteri Forti”) che nulla hanno a che fare con la giustizia e con tutto quello che lei ha affermato portando il cittadino cliente a diffidare del suo legale ed alla mancata fiducia nella possibilità di ottenere giustizia, il tutto racchiuso in una serie di condizioni concomitanti (dove “la corruzione fa da padrona”) degenerando poi in alcuni casi nella violenza di cui spesso leggiamo nella cronaca di tutti i giorni, è ovvio (indispensabile) che per sopperire a tutto questo occorre procedere ad una seria e profonda riforma della giustizia partendo però da una “MORALIZZAZIONE” sia collettiva quanto individuale in quanto diversamente (poiché questa condizione determina una mancanza di democrazia) andremmo irrimediabilmente verso uno scontro sociale di violenza tale da mettere a rischio la democrazia stessa.

  2. La mia storia, la mia storia è (ne più ne meno) simile a tante altre di “Ordinaria Malagiustizia” dove il cittadino è vittima (ostaggio) di un degrado istituzionale che gli lascia solo 2 possibilità, cedere alle angherie del sistema oppure, (nel mio caso) ribellarsi con tutte le conseguenze che questo comporta in quanto come cittadino (ma soprattutto come Padre non potrò mai “Accettare Passivamente” di essere stato “SCIPPATO” dell’affetto dei miei figli per cui poiché non credo, non riconosco, e non mi riconosco in questa giustizia prima o poi quanti coinvolti personalmente nella mia vicenda si vedranno presentare il conto che sarà (a mio parere poiché sono solo io a poterne stabilire l’entità) direttamente proporzionale al danno subito.

    • Ho letto il commento del sig. Giuseppe Tiziani. Mi sembra condivisibile lo sfogo ma solo in alcuni punti. La consapevolezza dell’opportunità di una moralizzazione del paese già mi appartiene. In ogni settore della vita pubblica ci sono le mele marce. Se ha le prove le denunci. E’ anche vero che spesso le vicende personali rendono più forti le tinte della realtà. Non dubito della Sua buona fede e dei fatti da Lei denunciati. Ma la Sua vicenda sembra uguale a quella di tanti altri padri italiani. Attualmente la legge tutela maggiormente la madre, anche se indirettamente, perchè l’obbiettivo primario del legislatore sarebbe quello di consentire ai minori una prosecuzione della vita familiare (dopo la separazione dei genitori) meno traumatica possibile. Nell’insieme il padre è più in difficoltà della madre, sia economicamente, sia come rapporti con i figli. E’ un problema spesso sollevato anche innanzi ai Giudici che non possono fare altro che applicare l’attuale legge. Il Suo moto di ribellione va canalizzato attraverso i mezzi previsti dalla legge per ottenere giustizia. Il resto è solo amarezza che posso giustificare e condividere.
      Avv. Fabrizio Cristadoro

  3. Egr. avvocato, certamente non posso che apprezzare la sua condivisione anche se (solo) su alcuni alcuni punti, premesso che confido nella sua onestà (e “buona fede”) poiché diversamente questo n/s scambio di opinioni (che alla fine può anche concludersi con un totale dissenso) non avrebbe ragione di esserci. Tengo ad anticiparle che per scelta di vita sono portato al “rispetto delle idee altrui” anche quando non condivise (senza per questo rinunciare a sostenere le mie) in quanto mi aspetto (pretendo) pari trattamento. Detto questo mi appresto ad entrare nel merito della sua risposta che a mio parere (e lo affermo senza preconcetti) è dettata da una “analisi generica” (con il beneficio del dubbio) poiché lei ha accennato a generiche “Mele Marce” che ragionevolmente vanno eliminate dal cesto senza però considerare che quando è l’intero cesto ad essere marcio è più semplice selezionare le “poche integre”. E’ vero (ed umano) che quando si è direttamente coinvolti le emozioni recepite sono ai massimi livelli, ma è altrettanto vero che questo non cambia la realtà (innegabile) dei fatti per cui dove c’è, “Il “Dolo” rimane. lei mi suggerisce di denunciare in caso di possesso di prove, bè la informo che sono oltre 20 anni che continuo a farlo presentando prove ineccepibili, ma “Guarda caso le mie denunce vengono regolarmente Insabbiate, portate alla prescrizione, oppure archiviate in quanto tutte indirizzate contro il sistema Istituzionale (giudici, sevizi sociali, e forze dell’ordine) a completamento le aggiungo che ho anche messo in atto ben 2 manifestazioni (con annesso sciopero della fame) Presso il Quirinale a Roma dove (il defunto segretario dell’emerito presidente della repubblica Napolitano, il dr. Loris D’Ambrosio mi rassicurò sul suo interessamento rispetto al mio caso per poi dissolversi nel totale oblio. Lei a menzionato la legge, ma di quale legge mi va parlando quando un T.M. giunge al punto di ignorarla e trasgredirla pur di proteggere L’operato di un assistente sociale che a parte l’avermi minacciato ha trasgredito ad un decreto emesso dallo stesso. Certamente, (come io stesso ho affermato) la mia vicenda è uguale a tante altre, ma non nel senso in cui (di seguito) la prospetta lei poiché essa e uguale alle altre solo per il fatto che mette in luce gli stessi abusi che noi Cittadini comuni tutti i giorni siamo fatti oggetto. Infatti lei fa riferimento a problematiche tra genitori nel mio caso (anche se la mia compagna non condivideva “Il Metodo”) in quanto come riscontrabile dal commento sono una persona che va diretto al punto, ne condivideva per intero i contenuti per cui è stata costretta (dietro ricatto di un’assistente sociale) a fuggire in Polonia (suo paese di provenienza) a supporto di quanto affermo la porto a conoscenza che nel momento in cui ha scoperto di essere affetta da una patologia tumorale (che l’ha poi portata alla morte) ha preferito far rientro in Italia poiché per suo desiderio (che ha lasciato anche scritto) ha voluto che i n/s figli crescessero con il proprio papà piuttosto che restare con famiglia dove avrebbe potuto godere del loro conforto. Concludo: Lei ha affermato (1) che “l’Obbiettivo Primario” del legislatore è (o sarebbe) quello di consentire ai minori la prosecuzione di una vita famigliare meno traumatica possibile, (2) che i giudici non possono fare altro che “Applicare la Legge” per cui io le domando: “Ma lei ha la piena convinzione che questo (di fatto) avviene???. Non mi aspetto una sua risposta in quanto ritengo che lei più che a me ha il dovere di rispondere a se stesso, ed inoltre è ancora un convinto assertore del fatto che le vicende personali siano vissute solo “A Tinte più forti”.

  4. Sig. Tezzani ho letto attentamente il Suo commento. Ora che ha fornito più elementi sui fatti subiti, la mia analisi, per quanto possa esserLe utile, potrà essere più accorta. Non posso che confermare ciò ho già detto in merito alla complessiva correttezza dell’operato dei Giudici. Il mio lavoro di Avvocato civilista che svolgo prevalentemente a Messina e provincia, mi porta ad affermare che non ho mai subito, in quella qualità, un giudizio ingiusto o prevaricazioni di sorta. I miei clienti hanno vinto quando era possibile una interpretazione delle norme in loro favore, e perso in caso contrario. I Giudici hanno svolto correttamente il loro lavoro. Ciò non toglie che la magistratura sia politicizzata e rappresenti ormai una casta sempre più a tutela di se stessa, anzichè rispettosa della Costituzione che prevede una ripartizione dei tre poteri. La politica è latente e il potere giudiziario si è intrufolato in tutti gli spazi lasciati liberi, trasformandosi in potere governativo. E’ una anomalia tutta italiana. In altri miei articoli ho denunciato quanto appena detto. Così come in ogni settore della vita civile vi sono storture anche nell’avvocatura che non è esente dalla voglia di protagonismo e di “interloquire” con i Giudici. Io appartengo a quella maggior parte di Avvocati che come diceva il mio dominus: “con i giudici non si parla e dei giudici non si parla”, intesi come persone fisiche e come ruolo-ufficio.
    Per il resto, ogni altra mia considerazione sulla Sua vicenda personale sarebbe indelicata, posso solo prenderne atto.
    Vista però la voglia di confrontarci, resto a Sua disposizione per qualsiasi ulteriore colloquio.
    Avv. Fabrizio Cristadoro

    • Avv. Cristadoro, premesso che come ho già affermato nel mio precedente commento Rispetto le sue convinzioni anche se per “onestà morale” devo confermarle che (per ragioni che sono opposte alle sue) non posso condividerle, poiché, (premesso che non ho motivi per non credere alla sua onestà e buona fede) alla luce del pregresso e dei tanti fatti (anche recenti) di cronaca sul giudiziario (sia civile quanto penale) che mi potano a dedurre che: “O lei è particolarmente “BRAVO” ò è particolarmente fortunato, (e le ripeto ancora una volta che lo faccio senza preconcetti) poiché diversamente non mi sarei nemmeno preso la briga di risponderle. in quanto per quanto mi riguarda (come ho già dichiarato) non credo e non mi riconosco in questo tipo di giustizia, per cui questa mia volontà di confrontarmi con lei (e chiunque voglia farlo) è dovuta al semplice tentativo di sensibilizzare e portare a conoscenza quanti più cittadini possibili (senza trascurare che tali confronti mi sono estremamente necessari) affinché attraverso questi possa anche (per quanto obbiettivamente mi sia possibile) valutare il mio atteggiamento verso queste istituzioni. Lei afferma e anche se con “scetticismo” le ripeto non ho motivo per dubitarne ma e altrettanto vero che io abbia subito trattamenti opposti ai suoi, (magari sono uno “Sfigato” che per oltre 20 anni sono incappato nei giudici sbagliati) che mi hanno indotto alla ribellione che ho messo in atto, o magari sono io che sbaglio tutto in quanto non ho mai considerato l’eventualità di dovermi allineare ai “Metodi Mafiosi” del giudiziario istituzionale. Lei ha confermato che in questo sistema esistono delle “Storture” allora io le domando; poiché a pagare per “Queste Storture” tra i tanti sono incappato io e la mia famiglia che ne è uscita distrutta a suo parere. dovrei accettare (o sopportare) tutto questo passivamente, ho con questo ho acquisito il diritto alla “Vendetta Personale” (perché sono cosciente che di questo si tratta e non di giustizia) be se questo significa essere annoverato nella lista dei criminali me ne farò una ragione, ma almeno (piuttosto che niente ) avrò soddisfatto il mio ego e (la speranza) che forse ho contribuito affinché queste cose non si ripetano, e quindi non possano ricapitare ai miei figli.

  5. Capire i problemi altrui senza voler partecipare al tentativo di risolverli, è tempo perso. Mi sembra da quanto scritto che il Suo “dramma giudiziario” si sia risolto e molto negativamente e, pertanto, la Sua “crociata” sarebbe per il bene altrui. La ringrazio per la fiducia riconosciutami e per la presunzione di buona fede accordatatimi. Il mio impegno oggi può essere solo di contribuire, se vorrà, a denuciare i torti da Lei e dalla Sua famiglia subiti per mano del sistema giudiziario. In me come persona e avvocato, così in questa testata on line e nei professionisti che vi collaborano, troverà ampio sosteno e spazio per esporre il Suo pensiero e portare all’attenzione dell’opinione pubblica tutto ciò che afferma e dimostra di aver subito.
    Avv. Fabrizio Cristadoro

    • Avv, Cristadoro, innanzitutto voglio ringraziarla per la sua attenzione per le mie esternazioni, tengo a precisarle che sono pienamente consapevole che nella sua posizione non poteva assumere un’atteggiamento diverso, (ne tantomeno io lo avrei preteso). Lei ha accennato al mio (“dramma”) iter giudiziario di cui ha intuito che si è risolto negativamente, (qualora volesse conoscere i dettagli (poiché lo sto pubblicando) troverà parte di esso sul sito Face Book/Giustizia & Moralità). Per “Onestà Morale” devo confessarle che quando ho cominciato (oltre 20 anni orsono) pur se non avrei mai immaginato che le n/s istituzioni tutte, (giustizia compresa) fossero capaci di giungere alla calunnia, alla diffamazione, al diniego ed alla trasgressione di quelle stesse leggi a cui sono preposti ad amministrare ed applicare ero consapevolmente cosciente delle difficoltà con cui mi sarei dovuto
      scontrare e quindi dopo le prime “scaramucce” con i servizi sociali avevo già somatizzato che “In fondo al tunnel” non avrei visto la luce ma “IL MORTO”. Oggi ho 71 anni e non ho più niente da perdere, consapevole che ormai “nessuno potrà farmi più male di quanto me ne abbiano già fatto” oggi, (nonostante la mia età) mi sento l’uomo più forte del mondo. Io non le chiedo di capire o condividere il mio operato, ma se da quanto ho letto lei (se vuole o può) sarebbe disposto aiutarmi a rendere pubblico il mio dossier io le sarei grato on eterno e questo contribuirebbe anche a far si che a giudicarmi fossero i tanti cittadini che come me sono stati “VITTIME DI QUESTA MAFIA DI STATO”.
      P.S. Non si spaventi non ho tendenze suicida, (anche se pronto a morire per i miei figli) sono ancora affezionato alla vita. Voglio ringraziarla anticipatamente per la sua pazienza e per avermi letto fino in fondo, a prescindere da quale possa essere la sua decisione.
      GIUSEPPE TIZZANI.

  6. Carissimo Sig. Tizzani, ho avuto rassicurazioni che potrà avere per mio tramite uno spazio per il Suo dossier su questa testata. Certo è che comunque i suoi scritti dovranno essere preventivamente sottoposti al vaglio di Responsabile Civile e mio in particolar modo. Sono disponibile a leggere ed insieme condividere cosa pubblicare del dossier tenuto conto che il Suo fine oggi è quello di impedire che quanto accaduto a Lei ed ai Suoi familiari possa accadere anche ad altri. Cordialmente.
    Fabrizio Cristadoro

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