Un monitoraggio effettuato  a seguito del varo del Programma Nazionale Plasma e Medicinali Plasmaderivati evidenzia i benefici derivanti dalla raccolta ma sottolinea la necessità di maggiori  donazioni per garantire i farmaci salvavita ai pazienti

Aumentare le donazioni e quindi la raccolta di plasma, che viene utilizzato per produrre farmaci salvavita, permette non solo di evitare carenze per i pazienti ma fa risparmiare al Sistema Sanitario Nazionale cifre notevoli, dell’ordine dei milioni di euro. Lo sottolinea il Centro Nazionale Sangue, che ha effettuato un monitoraggio a seguito del varo nel dicembre 2016 del Programma quinquennale Nazionale Plasma e Medicinali Plasmaderivati.

Il programma, prevede che le Regioni più indietro con la raccolta di plasma aumentino gradualmente la raccolta di questo emocomponente da conferire alle aziende per la trasformazione in medicinali plasmaderivati. inoltre, tra gli obiettivi previsti dal Programma, sono promossi l’aumento dell’appropriatezza nell’uso dei medicinali plasmaderivati e gli scambi di questi medicinali tra regioni.

Rispetto al 2016, solo nel 2017, il primo anno di effettiva applicazione del Programma, emerge dal monitoraggio che tra minori acquisti sul mercato e scambi di medicinali tra Regioni sono stati complessivamente risparmiati oltre 7 milioni di euro che altrimenti sarebbero stati impiegati per reperire sul mercato i plasmaderivati.

Anche negli anni successivi gli obiettivi del piano sono stati sempre globalmente raggiunti dal Sistema sangue nazionale. Nel 2018 la quantità di “materia prima” plasma consegnata alle industrie convenzionate con le regioni per la produzione di medicinali plasmaderivati è stata di 843mila chilogrammi, in linea con il piano.

“I risultati ottenuti dal sistema italiano, che a differenza di quelli di paesi come Usa e Germania, per il plasma si basa sulla donazione totalmente volontaria e non remunerata, sono notevoli – commenta Giancarlo Maria Liumbruno, Direttore Generale del Cns – e ci permettono di garantire, mediamente, più del 70% del fabbisogno per tutti i farmaci plasmaderivati necessari ai pazienti. Oltre a mirare a raggiungere una sostanziale indipendenza dal mercato questi dati ci mostrano che le Regioni possono risparmiare milioni di euro”.

Nonostante l’alta percentuale del fabbisogno coperta dal plasma donato recentemente si sono verificate delle carenze di alcuni farmaci plasmaderivati, segnalate dai pazienti in diverse regioni, dovute alla non disponibilità di questi prodotti acquistati sul mercato.

“Non esistono donazioni di serie A o di serie B – ricorda Liumbruno – e quella di plasma ha la stessa importanza di quella di sangue. La donazione di plasma richiede più tempo rispetto al sangue intero, ma è più ‘leggera’ per l’organismo, perché i globuli rossi vengono reintrodotti subito nel donatore evitando l’abbassamento dell’emoglobina e il plasma donato si ricostituisce in uno o due giorni”.

Una maggiore indipendenza dal mercato è “strategica”, precisa il Cns, perché il mercato internazionale può avere temporanee carenze di alcuni prodotti (come segnalato dai pazienti alcune settimane fa) o anche andamenti discontinui, ad esempio se nuovi grandi compratori si affacciassero sulla scena, come potrebbe succedere per Cina e India. “

Per arrivare agli obiettivi del Piano – precisa ancora Liumbruno – dovremmo aumentare la raccolta di circa 20mila chilogrammi entro il 2020, uno sforzo che è alla portata del sistema sangue italiano. Basti pensare che i nostri risultati sono ottenuti con 2,1 donazioni di plasma in media l’anno per ogni donatore che effettua questo tipo di donazioni (200.000 circa su un milionesettecentomila), una cifra largamente inferiore a quella di altri paesi. Per raggiungere i 20 mila chilogrammi in più basterebbe che in ogni centro di raccolta si facessero tre donazioni di plasma in più ogni settimana”.

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