Lo psichiatra assolto era accusato di aver ripetutamente palpeggiato una sua paziente nel 2011, ma il pm annuncia un ricorso

Palpeggiamenti al seno e nelle parti intime. Di questo era accusato lo psichiatra 75enne assolto a Bari, a processo per il reato di violenza sessuale nei confronti di una sua paziente.
Secondo i giudici, infatti, “l’atteggiamento dell’imputato non denota alcuna forma di lascivia”. Circostanze che hanno visto quindi lo psichiatra assolto con formula piena dal Tribunale di Bari “perché il fatto non costituisce reato”.
I fatti in oggetto risalgono al 2011. La presunta vittima di questi abusi sessuali è una paziente del dott. Pierri, la quale aveva denunciato numerosi e frequenti palpeggiamenti al seno e nelle parti intime. Una circostanza che, è bene specificare, lo psichiatra assolto non ha mai negato durante il dibattimento, motivando in prima persona i palpeggiamenti come “tecniche di rilassamento muscolare” e, in una specifica circostanza, addirittura parlando di “visita medica per accertare l’esistenza di altre patologie”.
Cionostante, secondo i consulenti e i giudici, il fatto non costituisce reato. Nella sentenza depositata, infatti, si legge: “l’atteggiamento dell’imputato non denota alcuna forma di lascivia sebbene sia stata, in tal senso, certamente fraintesa”.
Contro queste motivazioni, però, ha presentato appello il pm Manfredi Dini Ciacci.
“Rimane davvero misterioso – ha dichiarato il pubblico ministero – comprendere da dove il collegio abbia tratto la convinzione che il palpeggiamento del seno e delle parti intime, subìto dalla vittima, possa rientrare in una qualche tecnica di rilassamento adottata dalla psichiatria italiana”.
Secondo Dini Ciacci, inoltre, “è davvero difficile credere che una paziente, stesa su una chaise longue, riesca a rilassarsi e confidarsi durante una seduta di psicoterapia se il medico che l’ascolta continua incessantemente a toccarle il seno e le parti intime”.
All’appello della Procura fanno eco le parole del legale dello psichiatra assolto, l’avvocato Francesco Paolo Sisto, il quale pur affermando che il pm può a pieno titolo ricorrere in appello, ha dichiarato che “la giusta sentenza che ha assolto il professor Pierri ha una motivazione robusta e convincente.”
Eppure, le obiezioni alla tesi della difesa, sono molte. In una circostanza, lo psichiatra assolto avrebbe toccato il seno della sua paziente chiedendole: “Quanto ti sono cresciute le tette?”. Una domanda la cui rilevanza medica, fa notare sempre Dini Ciacci, rimane oscura. Così come resta poco chiara la motivazione che abbia spinto il medico a palpeggiamenti intimi chiedendo come mai i linfonodi fossero gonfi. Il pm ha inoltre evidenziato nel suo ricorso che, di fatto, nessuno dei pazienti di Pierri interrogati durante il processo, ha mai parlato di queste sedicenti tecniche di rilassamento, ma sempre e solo di normali sedute di psicoterapia effettuate su una sedia davanti alla scrivania.
“Se l’abitudine terapeutica di Pierri è sempre stata quella di effettuare solo colloqui verbali con i suoi pazienti – conclude il pm – peraltro lasciandoli sempre sulla sedia di fronte alla sua scrivania (e non sulla chaise longue), di non ricorrere mai ad alcuna tecnica di rilassamento muscolare e, soprattutto, di non effettuare alcuna visita medica per quale ragione ha ritenuto di doversi discostare da tale prassi proprio nel caso della vittima? La verità è che quelle ripetute manovre sono evidenti abusi di natura sessuale”.
 
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