Il professionista era accusato di aver perforato l’intestino di una donna deceduta due anni dopo per un’infezione. Il Tribunale di Rovigo lo ha assolto con formula piena

Il Giudice del Tribunale di Rovigo ha assolto con formula piena un chirurgo, oggi in pensione, dall’accusa di omicidio colposo. Il medico era finito a giudizio per la morte di una paziente di 57 anni, un’infermiera originaria della provincia di Ferrara.

La donna era deceduta nel dicembre del 2012 proprio presso l’Ospedale del capoluogo di provincia emiliano, ma la tragedia era stata messa in correlazione con un’operazione eseguita quasi due anni prima, nel febbraio del 2011, presso una clinica della provincia di Rovigo, dove l’imputato prestava servizio.

Secondo quanto ricostruito dalla Nuova Ferrara, l’infermiera aveva deciso di sottoporsi a un intervento di ernia addominale. Si era rivolta allo stesso specialista che due anni prima l’aveva sottoposta con successo a una riduzione intestinale.

Uscita dalla sala operatoria, tuttavia, la paziente era stata trasferita in gravi condizioni presso un’altra struttura ospedaliera, dove era stata ricoverata in terapia intensiva. Secondo l’ipotesi accusatoria, nel corso dell’intervento il chirurgo le avrebbe provocato una perforazione dell’intestino.

Dopo un calvario di dieci mesi, tra nuovi interventi chirurgici e cure, la paziente era stata finalmente dimessa. Era tornata a casa e, pur essendole stato asportato gran parte dell’organo danneggiato, aveva ripreso una vita quasi normale.

A distanza di un anno, tuttavia, le sue condizioni si erano improvvisamente aggravate.

L’infermiera si è sentita male mentre si trovava in casa e nonostante l’immediato intervento del 118 e il ricovero in terapia intensiva a Ferrara, è morta dopo poche ore. Era debilitata e priva di anticorpi. Le sarebbe stata fatale un’infezione.

La vicenda giudiziaria seguita al decesso si è conclusa nelle scorse ore, dopo circa sette anni, con l’assoluzione del medico imputato. Si attendono le motivazioni della sentenza.

 

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