Ministero della Salute condannato a liquidare 1 milione e 100mila euro; ma il legale della famiglia valuta il ricorso in appello

Ancora un risarcimento milionario per morte da sangue infetto. A beneficiarne saranno gli eredi di una donna di Latina, morta nel 2001 all’età di 73 anni. La signora è deceduta a causa di una cirrosi epatica da epatite C contratta in seguito a trasfusioni cui era stata sottoposta nel lontano 1968 presso una clinica del casertano.
Il Ministero della Salute, secondo quanto disposto dal Tribunale di Roma (sentenza n. 216 del 2017), dovrà liquidare ai figli una somma che, interessi compresi, è pari a circa un milione e 100mila euro. La cifra si va ad aggiungere a un primo indennizzo pari a 77mila e 500 euro, ottenuto nel 2011 dopo una lunga causa vinta in primo grado e in appello, sulla base della legge n. 210/1992 in favore dei soggetti danneggiati da trasfusioni di sangue infetto.
“È stata una battaglia giudiziaria difficilissima – ha dichiarato l’avvocato degli eredi – visto che la cartella clinica del ricovero del ’68, indicante le trasfusioni, non è mai stata rinvenuta a causa di un allagamento dell’archivio della clinica e che le schede dei donatori di sangue, necessarie per la tracciabilità della provenienza del sangue, sono andate smarrite. È stato solo attraverso prove indirette e presunzioni legali oltre che a testimonianze, che è stato possibile ricostruire gli eventi trasfusionali di quasi 50 anni fa”.
Il legale tuttavia non è soddisfatto e valuterà assieme ai suoi assistiti la possibilità di ricorrere in appello. La richiesta avanzata era stata di due milioni di euro ma il Tribunale ha riconosciuto solo 44mila euro di risarcimento per il danno patito dalla vittima quando era ancora in vita. Secondo il giudice, infatti, la malattia epatica non si sarebbe mai stabilizzata ma avrebbe portato progressivamente  la donna alla morte.
 
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