Una ricerca anglo-canadese ha rilevato la presenza in grandi quantità nei pazienti malati di una proteina che distruggerebbe i mitocondri delle persone affetti dalla patologia neurologica

La stampa internazionale parla di possibile ‘svolta’ contro la sclerosi multipla. La speranza arriva da uno studio anglo-canadese pubblicato sul ‘Journal of Neuroinflammation’, che svelerebbe la causa per cui la malattia manda in tilt le centrali energetiche cellulari. Alla base di tale meccanismo vi sarebbe Rab32, una proteina presente in grandi quantità solo nel cervello dei pazienti malati.
La ricerca, condotta da un team della University of Exeter Medical School e dell’università dell’Alberta evidenzia come la proteina disturberebbe i mitocondri delle persone colpite dalla patologia neurologica che danneggia la glia, la guaina protettiva nei neuroni. La notizia arriva proprio nel corso della Ms Awareness Week, la Settimana per la consapevolezza sulla sclerosi multipla (24-30 aprile), malattia dall’origine tutt’oggi misteriosa che colpisce circa 2,5 milioni di persone a livello globale, soprattutto donne.
Analizzando campioni di tessuto cerebrale umano, i ricercatori hanno scoperto una presenza consistente della proteina Rab32 soltanto nei malati di sclerosi multipla. L’équipe ha quindi osservato che, dove c’è Rab32, il reticolo endoplasmatico – una parte della cellula che immagazzina il calcio – si avvicina troppo ai mitocondri. Ne risulta una cattiva comunicazione fra le centrali energetiche cellulari e le scorte di calcio, che indurrebbe i mitocondri a funzionare male producendo infine un effetto tossico sulle cellule cerebrali dei pazienti.
Gli scienziati, che sospettavano da tempo un possibile coinvolgimento dei mitocondri, non hanno ancora chiarito cosa determini l’azione ‘disturbatrice’ di Rab32, ma ritengono che il problema possa aver origine proprio a livello del reticolo endoplasmatico cellulare. “La sclerosi multipla può avere un impatto devastante sulla vita dei malati – sottolinea Paul Eggleton della University of Exeter Medical School – con effetti che interessano le capacità di movimento, di parola e mentali. Finora tutto quello che la medicina ha potuto offrire è la terapia dei sintomi della patologia, perché non ne conosciamo ancora le cause precise e questo ha limitato la ricerca. I nostri nuovi, entusiasmanti risultati indicano una nuova strada da esplorare”.

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