Sei poliambulatori iniziano il part time, in previsione della prossima chiusura di 23 punti. Mancano medici (e sangue)

Nella Provincia di Bari mancano all’appello 27 medici, e l’Asl dal 1 luglio ha ridotto l’orario di sei Punti di primo intervento territoriali, i cosiddetti Ppit. Così Sei poliambulatori iniziano il part time, passando dalle 24 alle 12 ore di attività. Si tratta degli ex ospedali a Conversano, Casamassima, Rutigliano, Castellana Grotte, Giovinazzo e Santeramo in Colle, che per funzionare hanno bisogno di decine fra medici e infermieri.
“Ci mancano 27 medici – spiega a Repubblica il direttore generale dell’Asl Bari, Vito Montanaro – che dobbiamo adibire al settore dell’emergenza urgenza. La riduzione è stata programmata nelle more della riconversione totale dei Punti di primo intervento”.
Ma in vista delle trasformazioni previste nella sanità pugliese, che prevede ad ottobre prossimo la chiusura definitiva di 23 dei 30 Punti di primo intervento territoriale che effettuano meno di 6mila accessi all’anno, questa operazione è una sorta di prova generale. Al loro posto dei Ppit sorgeranno delle postazioni del 118.
La trasformazione è prevista nel decreto ministeriale 70 e indicata nel piano di riordino pugliese. La maggior parte dei punti che non superano la soglia dei 6mila accessi all’anno si trovano nell’Asl Bari, ma chiuderanno anche i Ppit di Minervino Murge e Spinazzola nell’Asl Bat, San Marco in Lamis a Foggia, Mottola e Ginosa a Taranto, Cisternino a Brindisi e Campi Salentina, Nardò e Poggiardo nell’Asl di Lecce. Resteranno invece aperti i 7 Ppit (Bitonto, Torremaggiore, Vieste, Vico del Gargano, Massafra, Ceglie Messapica e Mesagne).
“Noi però”, spiega ancora Montanaro a Repubblica, “sempre di intesa con l’assessorato abbiamo cercato di tenerli aperti ancora per il periodo estivo in cui la Puglia è frequentata da turisti. In questi mesi infatti il Ppit diventa una sacca di alleggerimento per i pronto soccorso”.
I sei poliambulatori iniziano il part time in periodo in cui, come se non bastasse, a flagellare la sanità pugliese ci pensa anche l’aggravarsi dell’emergenza sangue, che registra un calo del 20 per cento.
“Le carenze sono pesanti – dichiara Michele Scelsi, direttore del Coordinamento regionale per le attività trasfusionali – le donazioni di sangue in tutta la Puglia sono inferiori del 20 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Abbiamo 1600 sacche in meno rispetto alla media regionale”. Il crollo si è avuto nell’ultima settimana a causa dell’ondata di grande caldo che ha spinto molta gente a rinviare la donazione. Aiuti dalle altre regioni? Neanche per sogno: “Ho provato a chiedere sacche di sangue a Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Friuli. Mi hanno risposto picche. Mi hanno spiegato che si tratta di una misura di prevenzione in vista del concerto di Vasco Rossi. Per il momento dovremo aiutarci da soli”.
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