Per il Sindacato, in tema di sicurezza del personale medico, vanno applicate le disposizioni già esistenti, con particolare riferimento ai Piani per la Sicurezza richiesti dall’attuale normativa

Il tema della sicurezza del personale medico non si affronta “con appelli e nuove leggi che necessitano di lunghi tempi”. Per fermare le aggressioni sarebbe sufficiente “applicare seriamente le disposizioni che già esistono”. E’ la posizione espressa dal Cimo, in relazione all’escalation di violenza contro gli operatori della salute.

Per il Sindacato dei Medici è necessario costringere le strutture sanitarie a venire allo scoperto sui Piani per la Sicurezza richiesti dall’attuale normativa. Piani che spesso “non sono né adeguatamente definiti né applicati”.

L’Associazione ha inviato una lettera a tutti i direttori delle Asl e delle aziende ospedaliere italiane richiamandoli alle loro responsabilità.

I responsabili devono “operare per la integrale salvaguardia della salute dei propri dipendenti sia sotto il profilo della integrità fisica che della solidità psicologica”.

La frequenza ormai quotidiana delle aggressioni, infatti, renderebbe palese la assoluta fragilità del sistema di tutela della incolumità fisico/psichica del personale delle aziende sanitarie. Gli amministratori, dunque, sarebbero responsabili delle inadempienze nella valutazione di tutti i rischi. Così come di quelle relative alle misure di prevenzione che ciascuna struttura deve declinare attraverso il Piano per la Sicurezza previsto dal decreto legislativo n. 81/08.

Quest’ultimo, sottolinea CIMO; deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori. Tra questi sono compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato. Non sono esenti neppure quelli connessi alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da altri Paesi, né quelli connessi alla specifica tipologia contrattuale attraverso cui viene resa la prestazione di lavoro.

Il Sindacato mette dunque in mora le direzioni generali invitandole ad applicare le norme esistenti e a rendere immediatamente noti i propri Piani. In mancanza di un riscontro, avverte il CIMO, partiranno le diffide formali e le segnalazioni alle competenti Autorità Giudiziarie.

 

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