Secondo una recente ricerca scientifica, la sonnolenza diurna e, in generale, i disturbi del sonno, potrebbero essere legata al rischio di sviluppare l’Alzheimer

Soffrire di sonnolenza diurna potrebbe essere un sintomo da non sottovalutare. Secondo uno studio scientifico recentemente pubblicato sulla rivista Sleep, i disturbi del sonno potrebbero essere legati al rischio di sviluppare l’Alzheimer.

La ricerca vede tra gli autori anche l’italiano Luigi Ferrucci del National Institute on Aging statunitense.

Secondo i ricercatori, la sonnolenza diurna sarebbe un sintomo importante. Chi ne soffre, negli anni a venire, avrebbe un rischio triplo di presentare nel proprio cervello depositi di proteine tossiche tipiche della malattia, ovvero le placche di beta-amiloide.

L’importante ricerca, arriva a conferma di una serie di dati sempre più vasta che nel corso del tempo hanno collegato la demenza ai disturbi del sonno.

Lo studio si basa su un’indagine epidemiologica su un gruppo di volontari seguiti per parecchi anni.

Inizialmente, il campione preso in esame ha compilato questionari sulla qualità del sonno e sulla sonnolenza diurna. In essi ha incluso informazioni sull’abitudine di fare un riposino durante il giorno.

Parte del campione è stata sottoposta molti anni dopo (anche 16 anni dopo) a una serie di esami di imaging come la PET per visualizzare l’eventuale presenza della proteina tossica beta-amiloide nel cervello.

Sembra che chi nei questionari aveva dichiarato di soffrire di sonnolenza diurna aveva un rischio triplo di presentare depositi di beta-amiloide nel cervello.

Tuttavia, sono ancora oscure le dinamiche di tale connessione.

L’ipotesi è che la beta-amiloide si accumuli in seguito a disturbi del sonno e che siano questi disturbi a causare la sonnolenza diurna.

Oppure, è possibile che gli accumuli stessi di beta-amiloide favoriscano i disturbi del sonno e/o la sonnolenza diurna.

Secondo Adam Spira, autore principale dello studio, se si scoprisse che i disturbi del sonno contribuiscono all’Alzheimer, “potremmo adoperarci per trattare i pazienti con problemi di insonnia per evitare questa malattia così grave”.

 

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