La diagnosi di autismo si focalizza sull’osservazione del comportamento di un soggetto e non è sempre facile cogliere quei primi indicatori che ci possono mettere in guardia. I bambini che rientrano a vario grado all’interno dello spettro autistico spesso gattonano e camminano all’età aspettata, producono alcune parole al tempo appropriato di sviluppo, tuttavia possono mostrare alcuni comportamenti “anomali” già a 12 mesi di età.

Spesso mi capita di raccogliere testimonianze di genitori che riferiscono di un percorso di crescita “normale”, che ad un certo punto si arresta o inizia ad essere caratterizzato da comportamenti insoliti. Alcuni di questi potrebbero essere: un utilizzo schivo dello sguardo diretto, difficoltà ad orientarsi in risposta al proprio nome, rifiuto ad indicare e mostrare oggetti.

L’identificazione precoce dei campanelli d’allarme dello spettro autistico, è un obiettivo importante poiché permetterebbe un intervento mirato su soggetti di un’età in cui i processi di sviluppo sono ancora suscettibili di profonde modificazioni (si potrebbe aprire un interessante capitolo sulla plasticità neuronale ed il suo paradosso).

Una prima diagnosi di autismo può essere effettuata già ai 18 mesi con uno strumento preciso, l’ADOS-2 che prevede un apposito modulo per i cosiddetti “Toddler”. Tuttavia, come abbiamo visto, già intorno ai 12-14 mesi possono essere individuati dei sintomi dello spettro che permetterebbero un primo intervento.

bimbo_responsabile_civileMa in cosa consisterebbe un intervento precoce su dei piccoli di poco più di un anno?

Un obiettivo è rappresentato dall’insegnamento di gesti comunicativi non verbali come l’indicazione, il sorriso ed il saluto. Anche l’imitazione motoria è fondamentale nel lavoro con il piccoli: il bambino viene stimolato ad imitare l’educatore che funge da modello relativamente ad azioni su oggetti. L’imitazione motoria si estende in seguito al volto e alla bocca, per favorire l’imitazione dei suoni linguistici. Data la tenera età dei bambini, questi interventi avvengono in ambienti familiari, in cui i desideri e le preferenze del piccolo svolgono un ruolo determinante: i gusti, ma anche le stereotipie e le “creazioni” del piccolo devono essere utilizzate come aperture verso il sociale e non vanno approcciate come inutili comportamenti da correggere.

L’intervento precoce, quindi, può prendere avvio subito dopo aver osservato dei campanelli d’allarme con uno specialista con esperienza nell’intervento sui toddler che operi a domicilio e negli ambienti frequentati dal bambino.
Le ricerche che valutano gli effetti di un intervento precoce mostrano che i bambini che ne sono beneficiari presentano dei progressi significativi sul piano cognitivo, emotivo e sociale: un’accelerazione del ritmo di sviluppo, dei progressi nel linguaggio, un miglioramento dei comportamenti e una diminuzione dei sintomi del disturbo.

Per concludere, se si hanno dei dubbi sullo sviluppo del proprio bambino la cosa migliore da fare è agire e rivolgersi ad uno specialista: prima si interviene e maggiori saranno i progressi!

Dr.ssa Rosaria Ferrara
(Psicologa)

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