La Corte di Cassazione si è espressa in merito a stupefacenti e uso personale fornendo precisazione in merito al consumo personale

La Corte di Cassazione penale, con la sentenza n. 50742/2017, ha fornito alcune interessanti precisazioni in tema di stupefacenti e uso personale.
I giudici hanno infatti chiarito quando il consumo di sostanze illecito può dirsi, appunto, destinato a uso personale.

La Cassazione sostiene che la destinazione della sostanza stupefacente allo smercio può essere desunta anche dal quantitativo di droga rinvenuto in possesso dell’imputato.

Nel caso di specie, la Corte d’appello di Trieste aveva confermato la sentenza con cui il Tribunale di Udine aveva condannato un imputato.
L’uomo era stato ritenuto colpevole per la detenzione illecita di marijuana, ai sensi dell’art. 73, comma 5, del D.P.R. 9 ottobre 1990 n. 309.
L’imputato, però, ritenendo la decisione ingiusta, ha fatto ricorso in Cassazione.
A suo avviso, in merito a stupefacenti e uso personale, la Corte d’appello avrebbe erroneamente escluso che l’imputato fosse consumatore della sostanza di cui era stato trovato in possesso.
La Corte di Cassazione, però, ha ritenuto tale ricorso infondanto, rigettandolo.

“Non è la destinazione all’uso personale della sostanza stupefacente – scrivono i giudici – che costituisce causa di non punibilità ma, al contrario, è la destinazione della sostanza allo smercio elemento costitutivo del reato di illecita detenzione”.

Ne consegue che, secondo la Corte, è l’accusa che deve dimostrare la “detenzione della droga per un uso diverso da quello personale”.
Tuttavia, la Corte d’appello aveva raccolto elementi di prova che l’avevano portata a ritenere la “non esclusiva destinazione della droga all’uso personale”.

La Corte d’appello, infatti, sosteneva che l’imputato era stato trovato in possesso di 362 dosi di marijuana. Queste, corrispondono a un consumo di “dieci canne al giorno per oltre un mese”.

In base alla documentazione sanitaria acquisita, l’imputato risultava essere un consumatore solo sporadico di tale sostanza.
La Corte d’appello, inoltre, aveva evidenziato che “il modesto reddito” dell’imputato non sarebbe stato compatibile con “l’acquisto unitario del quantitativo sequestrato al solo fine di uso personale”.
Pertanto, alla luce di queste circostanze, la Cassazione ha rigettato il ricorso proposto dall’imputato.
La sentenza è stata pertanto confermata. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali.
 
 
 
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