L’Azienda ospedaliera, che ha adottato il sistema dell’auto assicurazione, ha chiuso un accordo stragiudiziale per la liquidazione del danno al minore e ai parenti

Due milioni e mezzo di euro. E’ una cifra altissima quella che l’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze dovrà pagare una famiglia fiorentina per un errore in corsia occorso a settembre 2012. L’episodio si riferisce a una complicazione insorta alla nascita di un bimbo che smise di respirare durante il parto e rimase colpito da una paralisi cerebrale irreversibile.

I legali della famiglia hanno chiesto il risarcimento per danno biologico ‘permanente totale e che necessita di futura assistenza continuativa’, basandosi sulle perizie medico legali che hanno stabilito come ‘in assenza di altri fattori causali, il danno cerebrale del neonato è da ricondurre ad un evento ipossico acuto intrapartum per il quale sono ravvisabili elementi di responsabilità professionale”.

Il primo agosto la struttura sanitaria ha deciso di chiudere la vicenda in via stragiudiziale. L’importo del risarcimento è determinato dalla cifra riconosciuta ai genitori e alla sorella del bambino, pari complessivamente a oltre mezzo milione, sommata alla cifra di quasi due milioni attribuita al danneggiato “per danni patrimoniali e non patrimoniali subiti dal minore ivi compresa la perdita della capacità lavorativa e le future spese mediche e di assistenza”.

Per l’ospedale l’accordo rappresenta un precedente inquietante in quanto la struttura dal 2009 ha deciso di auto assicurarsi, risparmiando sulle polizze stipulate con le compagnie assicurative per la liquidazione dei danni in corsia: ma, alla luce dei vari problemi che si sono verificati nelle sale parto negli ultimi mesi, tale decisione rischia di mettere a dura prova le casse del Policlinico.

In particolare sono quatto i casi per i quali si prospettano contenziosi milionari: una bimba a inizio anno è rimasta in stato vegetativo a seguito di un’ipossia durante un parto gemellare; ad aprile il decesso di una bimba poco prima del parto ha aperto una causa penale che vede indagati nove dipendenti; in primavera un altro bimbo è rimasto in stato vegetativo dopo aver smesso di respirare pochi giorni dopo la nascita; nei giorni scorsi, infine, è morta una bimba che ha avuto un’ipossia a fine aprile a causa, secondo quanto ravvisato dal centro del rischio clinico regionale, di un ritardo nell’effettuare il parto cesareo.

 

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