Stanno emergendo dei super batteri resistenti agli antibiotici. A dirlo è l’Iss, che ha fatto il punto per la Giornata europea degli antibiotici

Allarme super batteri resistenti agli antibiotici e, a lanciarlo, è l’Istituto superiore di Sanità.
È quanto emerge dai dati della sorveglianza Ar-Iss coordinata dall’Istituto superiore di sanità, che ha fatto il punto per la Giornata europea degli antibiotici.
Nel nostro Paese, se da un lato la situazione appare stabile, dall’altro stanno riemergendo nuove resistenze.
Si tratta, secondo l’Iss, di “altri microrganismi multiresistenti, quali Pseudomonas aeruginosa e Acinetobacter Spp, che provocano infezioni soprattutto in pazienti critici come quelli ricoverati nei reparti di terapia intensiva. Questi microrganismi, già intrinsecamente resistenti a molti antibiotici, sono spesso resistenti anche ad antibiotici essenziali per la terapia”.
A questi super batteri resistenti agli antibiotici si sono aggiunti gli enterococchi resistenti alla vancomicina o Vre.
Questi avevano rappresentato un consistente problema clinico negli anni ’90 e all’inizio del 2000, poi messo sotto controllo.

Oggi i Vre, rappresentati in Italia soprattutto dall’Enterococcus faecium, tornano a essere una minaccia.

Fino al 2013 la percentuale di E. faecium resistente alla vancomicina nelle batteriemie era il 5%: nel 2016 è schizzata al 13%.
E non è tutto.
La percentuale di Mrsa (Staphylococcus aureus resistente alla meticillina) oscilla dalla fine degli anni ’90 intorno al 33-34%, pur con ampie variazioni da laboratorio a laboratorio.

Ma quali sono i più pericolosi super batteri resistenti agli antibiotici?

Sicuramente i ceppi di enterobatteri resistenti ai carbapenemi (Cpe). Tra questi, in Italia è diffusa soprattutto la Klebsiella pneumoniae. Questa è resistente a quasi tutti gli antibiotici disponibili.
Inoltre, secondo il Report della sorveglianza nazionale delle batteriemie da Cpe, provoca almeno 2.000 casi di batteriemia l’anno.
Anche l’Escherichia coli  mantiene le stesse alte percentuali di resistenza alle cefalosporine di terza generazione (30%) e ai fluorochinoloni (43%).

Ma c’è anche qualche buona notizia.

Per l’Iss stiamo assistendo a un dimezzamento della resistenza alla penicillina nello Streptococcus pneumoniae. Questo microrganismo causa polmoniti e sepsi che insorgono in pazienti non ospedalizzati.
Un successo che è da imputare alla vaccinazione antipneumococcica, soprattutto a livello pediatrico.
Questo ha portato alla riduzione o eliminazione di sierotipi di pneumococco resistenti alla penicillina.
 
 
 
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