Una vera e propria causa della tendinopatia calcifica non è ancora stata individuata. Ne soffrono prevalentemente donne, giovani e sportive,  tra i 30 e i 40 anni

Con oggi siamo al quarto dei cinque argomenti che abbiamo promesso di trattare sulla spalla. La Tendinopatia calcifica della spalla non è una patologia frequente, ne soffrono in molti si è vero, ma rimane comunque uno di quei disturbi a minor frequenza seppur comune.

Dunque vediamo quali sintomi caratterizzano questa patologia.

Senza dubbio dolore alla spalla e mobilità ridotta, ma al contrario dei disturbi trattati in precedenza, il dolore è molto localizzato. Infatti si percepisce anteriormente alla spalla. Questo dolore non irradia, quindi non si espande né al collo o comunque alla base di questo, né tantomeno oltre il gomito. Ulteriore caratteristica è che il dolore si percepisce solo anteriormente al braccio. Infatti la calcificazione tendinea (da qui la definizione di “calcifica”) è a carico del sopraspinoso o del capo lungo del bicipite brachiale, almeno questi i muscoli colpiti nel 90% dei casi. Quindi il dolore viene avvertito proprio in queste aree (vedi immagine).

Una vera e propria causa non è stata ancora individuata, però un identikit di chi può soffrire di questo disturbo possiamo farlo: maggiormente donne, giovani (30/40 anni) e sportive. Sembrerebbe che i microtraumi ripetitivi a carico del tendine creino delle microlesioni. Il tendine per ripararsi appone calcio, come avviene quando ci fratturiamo un osso, ma con la differenza sostanziale che il tessuto tendineo riparato con questa sostanza si irrigidisce. Questa caratteristica origina le infiammazioni e quindi il dolore.

Cosa fare, ti starai chiedendo a questo punto!

Anzitutto capire se davvero si tratta di Tendinopatia calcifica, quindi bisogna effettuare una radiografia o anche ecografia. Poi si procede alla fisioterapia. La terapia fisica è di elezione nel momento di grande dolore. In questo caso si sceglie l’onda d’urto, per cercare di “scrollare” il calcio dal tendine, o in alternativa la veicolazione elettroporetica di EDTA.

L’EDTA è una sostanza chelante del calcio. Ciò vuol dire che la sua azione è quella di “sciogliere” i depositi calcifici che imbrigliano il tendine. Poi ovviamente c’è la ginnastica riabilitativa che ha come obiettivo l’elasticizzazione dei tessuti e la rieducazione al movimento. Quindi tanto stretching.

Vediamo un paio di esercizi:
1) Prendi la cinta di un accappatoio e crea un piccolo cappio a una delle estremità. Porta dietro alla schiena la mano omologa alla spalla dolente ed infilala nel cappio. Con la mano opposta ora tira lentamente la corda verso l’alto (tenendola di fianco al capo) fino a che non avvertirai tensione sulla spalla. Staziona in questa posizione per 40 secondi, rilassa la spalla il più possibile e vedrai che dopo una ventina di secondi ti sembrerà di “abituarti” al fastidio. Questo in realtà è lo stretching del muscolo sovraspinoso.

2) In piedi vicino allo stipite di una porta, afferra il bordo all’altezza dell’orecchio con la mano a pollice verso l’alto e avendo cura di tenere il gomito teso. Ora con cautela ruota in senso opposto tutto il corpo come se volessi portare il braccio in fuori e dietro. A un certo punto avvertirai tensione al petto e nella zona anteriore del braccio. Staziona in questa posizione per 40 secondi, rilassa la spalla il più possibile e vedrai che dopo una ventina di secondi ti sembrerà di “abituarti” al fastidio. Questo è lo stretching del muscolo bicipite brachiale.

A questo punto non mi rimane che salutarti e darti appuntamento alla prossima settimana.

Dr Paolo Scannavini
pscannavini@gmail.com
Fisioterapista e Kinesiologo

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