Cosa succede nei polmoni di chi vive in un’area geografica con un’elevata concentrazione di fumi tossici? Il parere del Dottor. Roberto Pellicciari, Internista e Pneumologo presso l’Ospedale civile San Sebastiano di Frascati.

TERRA DEI FUOCHI: «Secondo l’Istituto Superiore di Sanità ci sono troppi bambini ricoverati nel primo anno di vita per tumori e crescono sempre più quelli del sistema nervoso centrale, che colpiscono in prevalenza la fascia di età 0-14 anni. Le tracce di sostanze cancerogene volatili presenti nella Terra dei fuochi sono riconducibili a benzene, tetracloroetilene, tricloroetilene, triclorometano e non sono le sole».

R.P. – «Attraverso degli studi epidemiologici nel territorio della Terra dei Fuochi, ci si è accorti dell’aumento d’incidenza di patologie tumorali e sempre più accessi al pronto al pronto soccorso degli ospedali. Gli studi effettuati in quella zona specifica, hanno dimostrato che la patologia tumorale si manifesta nei bimbi da 0 a 1 anno, una cosa inquietante. Questo si spiega riconducendo tutto allo sversamento di materiali inquinanti e alle discariche a cielo aperto.

I roghi tossici sono prodotti dalla combustione di rifiuti urbani o di rifiuti di carattere industriale, e aumentano il rischio di patologie tumorali, perché bruciando producono diossina che è altamente cancerogena per la salute umana. I roghi diffondono i fumi nell’aria e le sostanze poi si distribuiscono in tutta l’area geografica intorno. Sto parlando di inquinamento in generale non solo dell’aria, proprio perché in quelle zone ci sono coltivazioni, animali che pascolano e da cui ricavano poi gli stessi prodotti alimentari che arrivano sulle nostre tavole.

Cosa succede nei polmoni? Il sistema respiratorio è da immaginare come un sistema idraulico, dove ci sono dei tubi attaccati all’albero bronchiale che convogliano l’aria che inaliamo nei polmoni. I polmoni sono come dei grappoli d’uva dove invece di avere il succo all’interno c’è dell’area, ed è proprio all’interno del chicco (alveolo) avvengono gli scambi gassosi, ovvero l’ossigeno viene trasferito nel sangue e l’anidride carbonica rilasciata, la stessa che noi produciamo.

Oltre l’ossigeno però, se nell’atmosfera ci sono sostanze inquinanti, nei polmoni entrano pure quelle. Abbiamo tutta una serie di strumenti fisiologici per filtrare l’aria che respiriamo: la struttura anatomica stessa delle vie respiratorie, delle ciglia che cercano di filtrare le grosse particelle, il muco, insomma sistemi che permettono a tutto ciò che si deposita nell’albero respiratorio di essere buttato fuori progressivamente.

Se ci troviamo di fronte al particolato, questi sistemi non hanno alcuna capacità di filtrare le sostanze perché sono piccolissime. Queste raggiungono l’alveolo, entrano nel nostro organismo e finiscono in tutto il corpo, quindi s’innesca un effetto sistemico di sostanze inquinanti che entrano dal polmone. Il bronco quando riceve questa sostanza la riconosce come una sostanza estranea, ovvero irritante e l’irritazione porta ad un’infiammazione e quindi ad una limitazione della capacità del bronco (broncopatia cronica ostruttiva) che nella sua superficie interna si gonfia e riduce la possibilità di portare l’aria non solo verso la parte profonda dei polmoni (alveoli per lo scambio) ma non riesce bene a farla uscire. Quindi l’aria non solo non esce ma si accumula e si stagna nei polmoni.

Sull’incidenza dei tumori si è capito chiaramente cosa sta succedendo perché ci sono i dati, sulla broncopatia ancora no ma è ipotizzabile che aumentando l’inquinamento dell’aria, aumentano le sostanze che possono irritare i bronchi e crescono nella popolazione le broncopatie che non sono solo tipiche del fumatore (è una patologia che ha sempre accompagnato l’umanità). In passato ad esempio, quando si cucinava  in casa con la combustione del legno, venivano sprigionate nell’area sostanze nocive che subito venivano inalate.

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