Presentate nel corso di un incontro organizzato dall’Associazione Luca Coscioni saranno al centro di un documento che sarà diffuso per la sottoscrizione da parte dei camici bianchi italiani

Il disegno di legge recante “Disposizioni Anticipate di Trattamento per il Testamento Biologico” è in fase di esame presso la Commissione Affari Sociali di Palazzo Montecitorio. Nel corso di un incontro organizzato alla Camera l’Associazione Luca Coscioni ha avanzato alcune proposte di modifica da apportare prima che il testo approdi in aula.
Sono tre, in particolare, gli aggiustamenti richiesti: la conferma della libertà per il paziente di interrompere il trattamento di nutrizione e di idratazione artificiale; la possibilità di scegliere, in qualsiasi momento della vita, il contenuto del proprio testamento biologico; la facoltà per il medico di operare, su richiesta del paziente, una sedazione palliativa profonda continua con sospensione delle terapie. Tali proposte saranno raccolte in un documento che sarà diffuso per la sottoscrizione da parte dei medici italiani.
Se per quanto riguarda i primi due punti sono già stati fatti dei passi in avanti, come ad esempio il riconoscimento della nutrizione artificiale come terapia, il testo, secondo Mario Riccio – anestesista rianimatore dell’ospedale di Cremona, componente del consiglio generale dell’Associazione Luca Coscioni e medico di Piergiorgio Welby – presenterebbe ancora diversi punti ambigui: dal riferimento alla tutela della vita, alla pianificazione delle cure condivisa da medico e paziente, all’assenza di un riferimento chiaro ed esplicito alla sedazione palliativa profonda continua.
Il tema della sedazione palliativa, in particolare, è stato al centro del dibattito degli ultimi giorni dopo la vicenda del malato di Sla Dino Bettamin, che ne ha fatto richiesta per addormentarsi per sempre. “La sedazione deve essere compresa nelle cure palliative – ha sottolineato Michele Gallucci, direttore della Scuola italiana di medicina e cure palliative, componente del comitato per l’Etica di fine vita (Milano) – Si usa per togliere la percezione di sofferenza al malato, anche quella esistenziale, e il paziente che soffre in modo intollerabile ha diritto di ottenere il soddisfacimento di questa richiesta. Il medico in questo modo assolve al suo dovere di alleviare le sofferenza e dovrebbe poterlo fare in assenza di impedimenti impropri”.
“Arriviamo a questo appuntamento con enorme ritardo – ha affermato Carlo Alberto Defanti, primario emerito dell’ospedale Niguarda di Milano, membro della Consulta di bioetica, medico di Eluana Englaro – Pensavo che il caso Englaro sarebbe stato un fattore di accelerazione, al contrario è stato una battuta d’arresto, si è arrivati al principio non negoziabile della difesa della vita ad ogni costo. Non si può rinunciare al fatto che il malato abbia l’ultima parola”.

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