Abbinate per la prima volta due diverse tecniche (trapianti di rene crociato e desensibilizzazione AB0) per risolvere una complessa rete di incompatibilità

Due trapianti di rene crociato tra coppie incompatibili sono stati eseguiti con successo a Roma. Ad effettuare l’intervento, per la prima volta in Italia, sono state le equipe chirurgiche del Policlinico Gemelli e dell’Ospedale San Camillo. L’operazione è riuscita anche grazie al coordinamento con il Centro Regionale Trapianti del Lazio e Ares 118. A due mesi dall’intervento i due donatori e i due riceventi godono di ottima salute.

La tecnica impiegata consiste nel “ripulire” il sangue del paziente ricevente dagli anticorpi contro gli altri gruppi sanguigni in modo che non vi siano reazioni di rigetto.

A volte, infatti, capita che non si possa effettuare il trapianto per via dell’incompatibilità della coppia. Una situazione che può essere determinata dalla presenza di anticorpi contro le caratteristiche genetiche del donatore (anticorpi anti-HLA donatore specifici); o per la presenza di anticorpi contro il gruppo sanguigno del donatore (trapianto AB0 incompatibile).

Per risolvere queste incompatibilità oggi esistono due tecniche: il trapianto crociato e il trapianto con desensibilizzazione ABO. Nel trapianto con modalità crociata, spiegano gli specialisti delle due strutture, vi sono due coppie AB e CD. Ciascun donatore vuole donare un rene al proprio ricevente, ma ciò non è possibile.  Infatti, in una coppia il donatore A ha anticorpi contro il ricevente B, ma non contro il ricevente D. Nell’altra coppia il donatore C ha anticorpi contro il ricevente D, ma non contro il ricevente B.

“Si può procedere quindi al trapianto con lo scambio di coppia”. Più specificamente, il donatore A dona al ricevente D e il donatore C dona al ricevente B.

Nel caso in esame il gruppo sanguigno del donatore A non era compatibile con quello del ricevente D e quindi non era possibile effettuare lo scambio, ma lo scambio è stato reso possibile desensibilizzando il ricevente D, cioè rimuovendo dal suo sangue gli anticorpi contro il gruppo sanguigno del donatore A.

Sono quindi state abbinate due diverse tecniche per risolvere una complessa rete di incompatibilità. Sinora le due tecniche sono state considerate alternative e non complementari. L’integrazione tra le nuove possibilità tecniche e organizzative apre nuove possibilità di cura per i tanti pazienti in attesa di un trapianto di rene.

 

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