Una donna è stata risarcita per una trasfusione di sangue infetto avvenuta 40 anni fa con la quale ha contratto l’Epatite C. Risarciti anche i figli

Una donna è stata risarcita dopo 40 anni a causa di una trasfusione di sangue infetto avvenuta nel 1977. La signora, quell’anno, era stata costretta a sottoporsi a un doloroso intervento chirurgico per l’asportazione dell’utero.

L’operazione era stata necessaria per evitare un male peggiore, ma è stato in quella occasione che ha ricevuto la trasfusione di sangue infetto contraendo l’epatite C.

Dopo aver fatto causa al Ministero della Salute, la donna è stata risarcita dopo ben 40 anni in seguito a questo episodio di malasanità di cui porta le conseguenze ancora oggi.

La signora vive tra Reggio Emilia – dove si sono stabiliti i figli – e il centro Italia, e si è vista dare ragione dai giudici del tribunale di Roma nella causa in sede civile che aveva intentato contro il ministero della Salute.

La vittima della trasfusione di sangue infetto ha ricevuto 80mila euro di risarcimento per lei, e altri 20mila euro a testa ai due figli.

Una causa “pilota”, quella della donna. Anche perché si parla di un caso in cui non si contempla un decesso, e che aveva portato a un primo indennizzo.

A esso era seguito anche un risarcimento senza l’intervento della prescrizione.

Questo perché, come esposto in udienza dal legale della famiglia, l’avvocato Oreste Grazioli, la donna alla quale era stata effettuata la trasfusione infetta ha certificato il motivo del suo malessere solo nel 2008, dopo una diagnosi effettuata da un centro epatologico.

A quel punto è partita la causa civile. Tramite questa, è stato ricostruito il percorso clinico della donna che ha contratto l’Epatite C senza essersi mai esposta a rischi diretti.

Ecco allora che gli esami hanno portato al riconoscimento dell’alta probabilità in capo all’operazione, come verificato dal dipartimento militare di medicina legale, che ha riconosciuto il nesso causale tra la patologia e l’intervento chirurgico.

Secondo il legale della donna, “si tratta di una sentenza particolare perché il caso è datato 1977 ma il risarcimento è stato riconosciuto anche ai congiunti”.

“La mia assistita – prosegue – è venuta a conoscenza della patologia ed è stata avviata la causa nel 2013, prima della scadenza della prescrizione. L’isterectomia era stata effettuata all’ospedale di Anagni, in provincia di Frosinone, dove si era recata all’epoca, subendo un danno praticamente indelebile».

Nella sola Reggio Emilia sono stati stimati decine di casi analoghi. Molti di questi, peraltro, non hanno ricevuto nemmeno l’indennizzo ministeriale.

E questo nonostante siano state accertate le responsabilità del Ministero della Sanità, che non aveva regolamentato la materia. Oltre, ovviamente, a quelle dirette dei comuni e delle unità sanitarie.

 

 

 

Hai vissuto un’esperienza simile? Credi di essere vittima di un caso di errore medico? Scrivi per una consulenza gratuita a redazione@responsabilecivile.it o scrivi un sms, anche vocale, al numero WhatsApp 3927945623

 

 

Leggi anche:

TRASFUSIONI DI SANGUE INFETTO, DONNA VIENE RISARCITA DAL MINISTERO

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui