Chiesto un incontro all’Inail per definire il problema della riconoscimento economico per l’attività di trasmissione dei certificati di infortunio sul lavoro

Un comportamento inaccettabile. Questa la posizione della Cisl Medici in relazione al mancato riconoscimento economico ai medici del Pronto Soccorso dell’attività di trasmissione dei certificati di infortunio all’Inail. Una situazione che si protrae da oltre un anno e che comporta, per gli interessati, “un impegno ulteriore a quello già oneroso della propria professione”.

Al riguardo, denuncia l’Associazione, “l’Inail ha stipulato un’apposita convenzione con le rappresentanze sindacali mediche”. Tale impegno concerne sia le modalità di trasmissione dei certificati di infortunio sia la retribuzione dovuta ai medici del Ssn.

Il documento è stato accompagnato dalla successiva circolare n. 10 del 21 marzo 2016 che esonerava i datori di lavoro dall’invio dei certificati. L’atto ribadisce, infatti, che “l’onere (come concordato) è della struttura sanitaria che li rilascia”.

Anche il Ministero della Salute avrebbe espresso il parere che il medico certificatore ha diritto al pagamento dei certificati inviati on line alla stessa Inail.

Si tratta, infatti, di prestazioni sanitarie fuori Lea e quindi propedeutiche alla corresponsione dell’indennizzo di competenza della stessa Inail.

Cisl Medici, pertanto, ha chiesto al presidente dell’Inail un incontro urgente per definire e chiarire una volta per tutte un problema che coinvolge utenti e professionisti. Una decisione dettata anche dalla considerazione che la mancata retribuzione del lavoro svolto comporterà inevitabilmente ripercussioni spiacevoli e svantaggiose.

“Tale richiesta – afferma Cisl Medici – nasce dal fatto che i medici del sistema dell’emergenza-urgenza, sempre più in affanno, hanno rispettato comunque l’accordo stipulato con Inail, avendo un’ottica collaborativa ed essendo sempre attenti all’interesse dell’utente, in questo caso dell’infortunato, nonostante sistematicamente le retribuzioni fossero elargite, anche in passato, con un ritardo medio di almeno un semestre”.

 

 

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