L’azienda ospedaliera chiude un accordo transattivo per risarcire un uomo che si era sottoposto a biopsia senza che venisse individuato il cancro in fase embrionale

L’errore poteva essere fatale ma fortunatamente non ci sono stati lutti e nelle scorse ore la vittima si è vista riconoscere un risarcimento pari a circa 650mila euro. E’ la vicenda di un professionista toscano sottopostosi a una biopsia presso l’Ospedale pisano di Cisanello. L’esame aveva fornito un riscontro rassicurante, ma era sbagliato. La cisti analizzata, infatti, presentava cellule cancerose. L’uomo ebbe lo scrupolo di affidarsi ad altri specialisti e in un ospedale del nord i medici scoprirono la presenza del tumore, successivamente neutralizzato grazie a due interventi chirurgici.
Il paziente, nella convinzione di aver rischiato la morte a causa della disattenzione con cui venne condotto l’esame e della conseguente errata diagnosi, ha intentato a maggio del 2015 un’azione nei confronti dell’azienda ospedaliera per ottenere la liquidazione del danno. Per vedersi riconoscere le sue ragioni non si è dovuti neppure ricorrere al giudizio civile. Come riportato dal quotidiano il Tirreno è bastata una lettera dell’avvocato in cui veniva illustrato, con il supporto della documentazione clinica, cosa era successo prima a Pisa e poi nell’ospedale dove il paziente ha subito la duplice operazione che gli ha salvato la vita.
Sia il comitato gestione sinistri di Cisanello che successivamente quello regionale hanno ritenuto preferibile evitare la causa e chiudere il contenzioso con un accordo transattivo. La cifra complessiva che l’azienda ospedaliera si è impegnata a sborsare è pari a circa 750mila euro. Alla somma liquidata al paziente 51enne si aggiungono, infatti, circa 100mila euro riservati alla moglie e ai due figli per quelli che in gergo vengono riconosciuti come ’danni riflessi’, ovvero una sorta di danno morale per quanto patito nel dover condividere il dolore e le sofferenze dell’uomo in un periodo particolarmente delicato e angosciante.
 
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