La Federazione appoggia il progetto di legge assegnato alla Commissione giustizia della Camera che prevede l’introduzione dell’articolo 582-bis del codice penale, in materia di violenza verso i medici

Un passo avanti nella lotta contro la violenza verso i medici e gli altri operatori sanitari”. Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO), Filippo Anelli, ha commentato la Proposta di Legge A.C. 1590 sulle misure di contrasto alle aggressioni del personale sanitario. Il provvedimento, che vede tra i firmatari i deputati Marco Lacarra, Paolo Siani, Vito De Filippo e Ubaldo Pagano, è stato assegnato, il 27 maggio, alla Commissione Giustizia in sede referente.

Il testo consta di un solo articolo e prevede l’introduzione dell’articolo 582-bis del codice penale, in materia di lesioni personali nei confronti di medici e personale sanitario nell’esercizio delle loro funzioni. In base a tale norma “chiunque cagioni una lesione personale, dalla quale derivi una malattia nel corpo e nella mente, a un medico, a un infermiere o a un altro professionista sanitario nell’esercizio delle loro funzioni è punito con la reclusione da sei mesi a due anni”. Per tale reato, inoltre, “si procede d’ufficio ai sensi del comma 2 dell’articolo 50 del codice di procedura penale”. Infine, “nei casi di lesioni gravi e gravissime, si applicano le pene previste dall’articolo 583”.

“Spesso il medico non denuncia – evidenzia Anelli –  per paura di ritorsioni o per non sottrarre tempo alla sua attività di cura, per preservare la relazione con il paziente, anche quando questi diventa violento. Sosteniamo dunque questo Progetto di Legge, così come gli altri che sono stati presentati, sia da parte di parlamentari sia dal Governo. Auspichiamo che il Parlamento licenzi al più presto un provvedimento che disciplini la materia e che preveda la procedibilità d’ufficio”.

“Il problema, però, è più complesso – ha affermato ancora Anelli -: accanto all’inasprimento delle pene e alla procedibilità d’ufficio dobbiamo pensare a una ristrutturazione organizzativa”.

Anelli ha infatti posto l’accento sulle strutture di guardia medica, isolate, non adeguate alle norme di sicurezza, per cui le colleghe più giovani si fanno accompagnare nei turni dai parenti; sulle strutture di pronto soccorso; sui presidi territoriali di psichiatria, come quello in cui perse la vita, accoltellata da un suo paziente, la psichiatra barese Paola Labriola.

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