Quattro gli italiani contagiati dal virus Zika lo scorso anno provenienti da un viaggio in Brasile, dove il virus è maggiormente diffuso. In 22 paesi dell’America Latina, il sistema nazionale sanitario è in allerta. 

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Quasi 4.000 i casi di microcefalia collegati al virus Zika. Il governo brasiliano ha caldamente sconsigliato la maternità per il biennio 2016-2017. «Responsabile Civile» ha chiesto al dottor Ciro Esposito, dirigente medico dell’unità operativa complessa di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale Cotugno di Napoli, di spiegare meglio cosa sta accadendo.

Dottor Esposito, cosa ci dice di Zika?

Zika non è un virus nuovo, si conosce dagli anni ‘40, per la precisione è stato scoperto nel 1947 in Uganda. C’è stato un periodo di latenza ed è riemerso negli anni ‘70 con qualche caso fino ai giorni nostri, quando è ritornato alla ribalta con questi aspetti che riguardano i neonati ancora da confermare. Si tratta di virus ad RNA che, come altri virus ad RNA, ha una latenza lunga prima di manifestarsi. La possibilità poi dei mezzi di comunicazione, i cambiamenti climatici e il veicolo delle zanzare (in questo caso) fanno sì che il virus si sposti da un continente all’altro e lì attecchisca. È nella zanzara tigre – aedes aegypti – che è stata maggiormente riscontrata la presenza del virus. La puntura di zanzara avviene attraverso determinate cellule, dette cellule dendritiche, che sono sottocutanee vicine alle fibre nervose dove avviene poi l’inoculo; da lì, poi, si trasferiscono ai linfonodi e al sangue e si ha quindi l’infezione diffusa.

Quali sono i sintomi e quali le terapie di contrasto?

L’infezione da virus Zika presenta dei sintomi del tutto simili alla tradizionale influenza, molto lontani dalla cosiddetta “febbre gialla” o il chikungunya, un altro virus appartenente alla stessa famiglia che generalmente causa febbre molto alta. I sintomi durano una settimana e poi sparisce tutto, possono verificarsi degli sfoghi cutanei che spariscono da soli e congiuntivite. Il problema si pone con donne in gravidanza nelle quali, pare che la malattia possa portare a malformazioni del feto provocando microcefalia nel nascituro. Attualmente non esistono vaccini per questo virus, ma, ripeto, non desta particolari preoccupazioni.

Esiste il rischio di una pandemia?

Nonostante i casi italiani segnalati, non è il caso di allarmarsi. Il virus Zika appartiene alla famiglia dei cosiddetti flavivirus che sono responsabili di malattie come la cefalite, la dengue o malattie tipiche delle aree tropicali e sub-tropicali, dove le zanzare spesso abbondano. Esse sono, infatti, il vettore di trasmissione. Il problema di questo virus pare legato solo alle donne incinte, se dovesse confermarsi questo tipo di trasmissione e implicazione nell’ambito della gravidanza si dovrà poi pensare ad effettuare nelle donne gravide dei test di compatibilità con questo virus, allo stesso modo di quando si effettua il complesso Torch, la ricerca di alcuni tipi di infezioni virali che possono essere responsabili di malformazioni congenite, come ad esempio il virus della Rosolia, l’Herpes Simplex e altri dannosi per il feto. Bisognerebbe dunque aggiungere anche questo altro test, ma solo nel caso in cui ci fosse una forte diffusione del virus. Escludo il rischio di una pandemia. Tra l’altro è un virus che non desta particolari preoccupazioni. Le uniche complicazioni sono a livello neurologico e autoimmunitario, ma si lega soprattutto più al soggetto che all’infezione stessa. Anche nel caso di una diffusione più massiccia allo stato attuale è un virus che non desta preoccupazioni.

A cura di Laura Fedel

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