La polemica sull’uso dei voucher quale strumento di retribuzione dei giovani farmacisti è scoppiata in seguito a un servizio pubblicato sul Venerdì di Repubblica

Il caso dell’utilizzo dei voucher per retribuire i giovani farmacisti è scoppiato dopo che il settimanale Il Venerdì di Repubblica ha pubblicato un’intervista a un farmacista umbro di 28 anni, che attraverso l’utilizzo dei ‘buoni lavoro’ si è visto prolungare l’incarico ogni venti giorni. Alla fine il ragazzo ha deciso di lasciare il nostro Paese e trasferirsi in Belgio, dove sosterrà un tirocinio presso un’azienda farmaceutica.
Il servizio realizzato dal Venerdì ha suscitato dure reazioni da parte dell’associazionismo di settore. Il presidente della Fofi (Federazione ordini farmacisti italiani), Andrea Mandelli, ha parlato di “esempio tragicamente perfetto delle contraddizioni della nostra sanità e, in generale, del nostro Paese”. Il Movimento nazionale liberi farmacisti ha denunciato una realtà in cui si cerca sempre di massimizzare i profitti sulle spalle di chi lavora.
Sulla questione è intervenuta nelle scorse ore anche il presidente di Federfarma, Annarosa Racca, che ha voluto sottolineare come l’utilizzo dei voucher vada limitato alle situazioni per le quali tale strumento è nato, ovvero il pagamento di prestazioni occasionali. “Il contratto di lavoro dei dipendenti di farmacia privata riconosce pienamente la professionalità dei farmacisti – ha osservato Racca – tanto che è l’unico che inquadra esclusivamente al I livello anche i farmacisti neo-assunti e addirittura gli apprendisti, i quali per di più dopo due anni, diventano automaticamente quadri. I voucher possono essere utilizzati in circostanze particolari, come previsto dalla legge, quali una sostituzione occasionale o una malattia che metterebbe a rischio l’espletamento del servizio”.
Il presidente di Federfarma ha voluto inoltre evidenziare come i collaboratori rappresentino una risorsa preziosa per le farmacie che, anche in una fase di difficoltà economica, sono riuscite a mantenere sostanzialmente invariati i livelli occupazionali. Sarebbe proprio grazie all’occupazione dietro al banco che la laurea in Farmacia è tuttora una di quelle che garantiscono di trovare lavoro con maggiore facilità e rapidità e di mantenerlo nel tempo. “Nella consapevolezza di dover valorizzare la figura del farmacista collaboratore – conclude Racca – ribadiamo, quindi, la nostra condanna nei confronti di qualsiasi utilizzo distorto dello strumento dei voucher”.

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